Sono giunto a te, Babij Jar.
Se il dolore ha un’età,
Allora, sono incredibilmente vecchio,
Non si può farne il conto in secoli.
Sono qui in piedi, sulla terra, e prego:
Se riuscirò a non uscire di senno,
Ascolterò la tua voce, terra,
Parla.
Che frastuono nel tuo seno!
Non capirò nulla.
È l’acqua che risuona sotto il suolo
O le anime che giacciono nello Jar?
Interrogo gli aceri: rispondete,
Fatemi partecipe - siete testimoni.
Silenzio.
Solo il vento,
Tra le foglie.
Mi rivolgo al cielo: dimmi,
Tu, indifferente fino all’oltraggio.
C’era la vita. Ci sarà la vita.
Ma non vedo nulla sul tuo volto,
Forse, risponderanno le pietre?
No...
(Poesia tratta da Le ceneri di Babij Jar, saggio di Antonella Salomoni pubblicato da Il Mulino nel 2019)
Babij Jar, scritta tra il 1944 e il 1945 da Lev Ozerov, nato a Kiev nel 1914, fu composta in memoria di 33.771 ebrei uccisi a colpi di arma da fuoco dalle truppe tedesche in una gola situata vicino a Kiev e nota come Babji Jar. L’eccidio avvenne tra il 29 e 30 settembre 1941. Il primo marzo 2022 questo luogo, dove ora sta nascendo un Memoriale in ricordo delle vittime, è stato bombardato dall’esercito russo.