Non priva di opzioni liriche dai toni, talvolta, quasi declamatori, incline a suggerire fiabesche immagini evocanti certa letteratura russa (D.I. Charms, per esempio) e, perfino, atmosfere da “Mille e una notte”, attenta ad istanze di tipo civile, vissute con sensibilità umanitaria più che strettamente politica, la raccolta Immagini semprepiù, di Marie-Thèrése Kerschbaumer, si snoda con disinvoltura, affidandosi a valenti scansioni.
Si è in presenza, senza dubbio, di vivace molteplicità nel cui àmbito le singole parti accomunano al valore individuale la feconda partecipazione ad assetti frutto non di meccanici accostamenti, bensì, nonostante l’ esplicito riguardo nei confronti della cronologia compositiva, di esigenze interne ad una scrittura capace di tenere sempre presente il proprio, peculiare, nucleo espressivo.
Consapevole, l’uso delle diverse forme nulla concede ad atteggiamenti tali da scalfire un’intensità avvertita come esigenza primaria, efficace fondamento di propensioni linguistiche non ignare di oggettivi limiti, quanto consumate negli aspetti tecnici.
“Saldamente”, davvero, fu concentrata “voce”.
Marco Furia
da “Immagini semprepiù” di Marie-Thèrése Kerschbaumerdi.
(Per le poesie in tedesco si rimanda all'edizione uscita nei tipi di Anterem)
(ondina)
nove poesie
1.
Quando mi guardi
quando i tuoi occhi
quando io
quando il tuo punto
nel mio punto
fissa allo specchio
quando la lingua
cercano tastoni esitando
vagano
un tono uno
muovendo le dita rintoccò
quando l’inquietudine mio
quando io
quando le mie punte
dita
vibrano –
2.
quando tu mi guardi
quando i tuoi occhi
quando punto
in punto
fisso allo specchio
sguardo lingua
cercare tastando, esitando
vagare
un tono uno rin
toccò uno
malizioso
quando l’inquietudine
il mio volto
3.
era di certo
quel quel solo gabbiano
che nello sguardo mi
ruppe
la linea del frontone
mentre io qui
alla finestra ti
aspetto
se ti avvicini
se finalmente ti
avvicini
4.
ti ho sempre
cercato mio freddo
cuore in tutti gli azzurri tramonti
rossastri
ti ho sempre
cercato mio povero
cuore nei miei audaci
freddi tuffi d’onda
ti ho sempre seguito
mio cuore fedifrago
fino alle morti delle mie
bianche notti
albe
5.
oh amore
mio povero amore
ti ho cercato
senza trovarti
oh amore
mio povero amore
ti ho cercato
senza trovarti
oh amore amore
non ti ho
trovato
eri in me
così profondamente in tutte
le ore scure in tutte
le ore chiare
6.
non vuoi
viaggiare tu mi
chiedi a tavola
e scuoti la polvere dai miei
lenzuoli
l’aringa viene
da lontano è
un pesce
dici e
sorridi –
nella mano
l’uncino
7.
io scrissi
ti voglio amare
tu la mia forza
tu scrivesti
(non a me)
non andar via
io scrissi
te voglio amare io
te soltanto te
tu scrivesti
non andare
come un ladro
via da questo luogo
e scrivi
(non a me):
adesso sei andato via –
e la preghiera
non ascoltasti
non il mio richiamo
nel tuo porto
8.
come ti amo!
le mie solitudini
tu le ingrandisci
e di nuovo le annulli –
non vi è meta alcuna che
qui e ora
e le tue eternità
sfuggono con te e
mi sovrastano –
eppure – nello
sfiorare nell’
incerto sopra
ciglia nello sguardo
chiaro in un gesto
in un gesto come
per concedere mi assale
il ricordo di un
ritorno e un antico
sapere: non vi è ritorno –
eppure: come ti amo!
come mi manchi!
come ogni addio dimora
nel tuo bacio
come ti amo
come l’incerto
mi deve sopraffare
violento: perché ti amo!
perché mi turbi!
perché notturna
devo qui pregare
rivolta a te
che tu mi esaudisca
9.
mai più a fondo giacqui
della fontana nel fondo
mai così lontana fui
dalla tua bocca
mai così buio
fu nel pozzo
mai più a fondo
andai nella notte blu
mai più a lungo
la fine del giorno attesi
mai più profondo
tacque l’abisso
mai più luminosa
alla luce del giorno uscii
mai più a lungo aspettai
i frammenti di luce
mai più a fondo giacqui
sul fondo
mai più lontana
dalla tua bocca
mai la mia anima
così ferita
mai così vicina
al giudizio
mai più tagliente
il vento in volto
mai più a fondo giacqui
sul fondo
mai giacque la tua bocca
sulla mia bocca
mai come oggi
mangiai il mio pane
mai il cielo
pallido a piombo
mai più a fondo giacqui
sul fondo
mai più lontana
dalla tua bocca
mai più buio
nel pozzo
mai così blu
la notte blu
mai più luminosa
venni alla luce
eppure sapevo
il giorno si spezza
mai più vicino
vidi il tuo volto
e già sapevo
non eri tu
mai più a fondo
nel pozzo andai
mai così inquieta
quell’unica notte
tacqui e vidi
non eri tu
ora devo andare
ora mi do pace
(Amburgo, gennaio-marzo 1987)
Traduzione dal tedesco di Riccarda Novello