Nel suo ultimo monologo su Piazza Pulita, Stefano Massini ha raccontato questo episodio. Umberto Eco si trova a New York, prende un taxi, si dichiara italiano, dialoga con l’autista. Questi afferma: “Noi americani siamo odiati dai russi, dai cinesi, dagli afgani, dai turchi, dagli africani in genere. E voi italiani, da chi siete odiati?”. Umberto Eco ci pensa un po’, poi risponde: “Non siamo odiati da nessuno”. E il taxista continua: “Noi americani odiamo i russi, i cinesi, gli afgani, i turchi, gli africani in genere. E voi italiani, chi odiate?”. Di nuovo Umberto Eco riflette, poi risponde: “Noi non odiamo nessuno”. Eco giunge alla meta, il tragitto in taxi termina, la discussione si arresta. Mentre l’autista si allontana, ad Eco viene in mente la risposta che avrebbe potuto dare: “Noi italiani odiamo noi stessi!”
Ho ricordato questo aneddoto perché, forse mai come in questi tempi, si assiste ad una contrapposizione, spesso violenta, tra le varie parti in causa. Non alludo all’assalto squadrista di esponenti di Forza Nuova alla sede della CGIL a Roma, che tutti dovrebbero condannare ed esigere, anche, lo scioglimento di quelle forze che al fascismo si richiamano. Invece le varie destre italiane si distinguono per l’ambiguità delle loro risposte al merito. Alludo invece al gran chiasso che si sta celebrando attorno all’obbligo del green pass necessario per frequentare i luoghi pubblici al chiuso e, soprattutto, i luoghi di lavoro. Rispunta fuori l’eterno individualismo degli italiani.
“Io non posso accettare quest’obbligo, che è contrario alla mia libertà di scelta, e tanto meno di dover fare un tampone per dimostrare che non sono affetto dal virus”, si declama nelle piazze no-vax e no gren pass sostenute da cori tipo “Libertà, Libertà” e da insulti diretti a Draghi. Poi si scopre che, in quelle piazze, s’intrufolano soggetti con visioni completamente diverse, alcune decisamente eversive. A questo punto, gli organizzatori decidono di sospendere la manifestazione di Trieste del 23 ottobre perché, dicono, c’è pericolo d’infiltrazioni pericolose. Il casino annunciato viene rimandato. Alla prossima occasione.
Sergio Caivano