Notizie e commenti
«Però non è giusto, Papi!» «Sono d’accordissimo, Popi!» 
E mandiamoglielo a dire, allora!
06 Febbraio 2007
 

Quando frequentavo le medie, una professoressa “stronza” mi mise nella fila dei più bravi, dei secchioni della classe. Io, ripetente in quarta elementare e quell’anno in seconda media.

Quando succedeva qualche “casino” era sempre colpa mia: è stato il Mazzoni…

Mazzoni! Fuori dalla porta!

Mi alzavo, ero l’ultimo della fila, e passando davanti ai compagni “bastardi”, per arrivare alla porta, erano calci e pugni… ben distribuiti. Eh! Tommy, Renato, Gigi... e il quinto chi era? ve lo ricordate? Mi avevano persino nominato capoclasse i miei compagni, perché loro non avevano voglia di farlo. Durai solo un mese: imponevo loro una disciplina troppo rigida …a tutti. Non ricordo se questo avvenne prima e dopo “i casini attribuitimi”. Già allora avevo molto sviluppato “il senso” della giustizia. La disciplina da capoclasse era appunto uguale per tutti e non applicata secondo le convenienze o i tornaconti dei capoclasse mensili; cosa che ritornò ad esserci dopo la mia mancata rielezione. Amarcord, cristofero!

Quando mia figlia arrivò a casa molto triste e mi mostrò la “comunicazione” della Scuola, sbattendomela quasi in faccia per l’arrabbiatura, rimasi frastornato. Dopo aver letto la missiva, dissi a mia figlia che mi dispiaceva molto, nulla più!

Però non è giusto, Papi!

Che vuoi che ti dica, Popi? Oramai così hanno deciso!

Il giorno dopo, tornando dal lavoro, lessi sulla locandina appesa “di fuori” dall’edicola di Campo di Novate Mezzola, a caratteri cubitali: “Sospese le gite alla Media Vanoni di Morbegno” (o qualcosa di simile)… Qualcosa mi si mise in subbuglio, improvvisamente! Cazzarola, però! Che logica è? Come la teoria “punirne uno per educarne cento”... ‘na cazzata, insomma!

Tornato a casa, rileggo la lettera e prima ancora di entrare in merito alla questione mi sbudello un attimo dal ridere, per non piangere, quando leggo al terzo capoverso che i docenti si “autocrocifiggono” affermando che sono molto delusi dai «risultati del lavoro di formazione della persona fin qui (anche da loro, nda) svolto». Forse occorre cambiare formazione… ma qui il discorso si farebbe lungo e complesso… (chi mi conosce sa cosa voglio dire…).

Sappiamo tutti (spero) che la responsabilità, di qualsiasi cittadino maggiorenne, civile e penale è soggettiva e personale. E se noi non insegniamo e applichiamo questo concetto anche verso e con i bambini, gli alunni, non li responsabilizzeremo mai e creeremo sempre ingiustizia. Cosa che alla loro età è molto tenuta in considerazione: “…perché a lui ha dato ottimo e a me solo discreto, che abbiamo fatto gli stessi errori?”… Perché si devono “collettivizzare” le colpe e non i meriti? Perché si colpevolizzano tutti indistintamente e non si premiano tutti indistintamente, anche? Come si fa a dire: «…anche perché, in momenti di confronto successivi (coi bambini, nda), (i prof?, nda) si sono visti circondati da un solidale silenzio di copertura degli ipotetici autori dei danni…». Ma vi immaginate voi un “interrogatorio” ad alunni di prima, seconda, terza media! Cosa avrebbero dovuto rispondervi? Si è stato lui, ...il Mazzoni?

Il Collegio docenti decide di dare un segnale forte per stimolare tutti gli alunni ad una riflessione sulla gravità dei fatti… Forse bisognava, come proposto dallo stesso Collegio docenti, passare prima attraverso una giornata di riflessione e prima ancora attraverso un’Assemblea, magari, d’Istituto, ad esempio; visto che oramai la cosa è passata di dominio pubblico e quindi dovrebbe essere dibattuta pubblicamente. Sennò che ci sta a fare «…l’unione delle forze Famiglia-Scuola»? Solo per sapere cosa insegnano agli scolari, senza poter, comunque, mettere becco? Se Scuola e Famiglia possono costituire una “unione di forze”, usiamola anche per chiarire, discutere, decidere assieme. E non solo per punire…

  

Alfredo Mazzoni

  

P.S. Se vet che ’nsé propi taiàa giù cul segurìn: A Catania succedono “casini” per una partita di calcio (sic) e si sospende il Campionato. Nel 1972 le Olimpiadi in Germania non furono fermate nonostante quello che successe. Qualcuno potrebbe dire: the show must go on. Io dico semplicemente che è la vita che deve continuare!


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