Continua il genocidio nel mar Mediterraneo, divenuto un immenso cimitero.
Una straziante barbarie.
Un rimpallo di responsabilità di fronte l’ennesima strage silenziosa che ha visto inghiottire dalle tempestose onde centotrenta vite umane.
Ingiustizia sistematica di un’Europa divisa, di Stati europei che, invece, di sentire l’obbligo di un risarcimento, verso popoli lungamente schiavizzati e sfruttati, chiudono le frontiere e impediscono loro di esistere.
Uno scandalo.
Durissime le parole, il giorno dopo la tragedia, della portavoce dell’Oim, l’organizzazione dell’Onu per i migranti, Safa Mshli: “Gli Stati si sono opposti e si sono rifiutati di agire per salvare la vita di oltre 100 persone. Hanno supplicato e inviato richieste di soccorso per due giorni prima di annegare nel cimitero del Mediterraneo. È questa l’eredità dell’Europa?”
Un accavallarsi confuso di risposte e giustificazioni sul perché non si sia fatto nulla per precipitarsi a salvare 130 persone innocenti in evidente pericolo.
Chi non resta indifferente di fronte tante, continue vittime innocenti ritiene che non si possa più ritardare nella ricerca di una soluzione politica a livello europeo, di una soluzione umanamente sostenibile che ponga fine, una volta per tutte, a questa insopportabile inciviltà.
In memoria di tanto strazio si propone
La preghiera laica
di Erri de Luca
Mare nostro che non sei nei cieli
e abbracci i confini dell’isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale.
Accoglie le gremite imbarcazioni
senza una strada sopra le tue onde,
i pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature,
che tornano al mattino con la pesca
dei naufraghi salvati.
Mare nostro che non sei nei cieli,
all’alba sei colore del frumento,
al tramonto dell’uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di annegati
più di qualunque età delle tempeste.
Tu sei più giusto della terraferma,
pure quando sollevi onde a muraglia
poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite, le vite cadute
come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
da carezza, da abbraccio e bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.
g.r.