Anarchia d’alba,
voce delle sottili dolcezze
imprevidente
dischiusa,
rosa del mattino dalle dita leggere
colme di dattili latini
sparsi prima dell’enfasi nel cielo,
voce d’etere
d’alcol
brume.
Anarchia d’alba
senza numero
eppure bella
come mistica atrocità
che devasta ogni proporzione.
Qualcosa di più del numero
si è accaparrato la luce,
il largo
che rende più largo,
agitando la profondità come risacca
che si estenda
alle più nervose, irritabili estremità
dell’essere.
Trad. Adriano Marchetti