Chiusi teatri e cinema, per effetto del Dpcm del 24 ottobre scorso, si aprono subito altri palcoscenici sui social e sulla stampa dove si recita a soggetto. Attori e registi nati, eccellenti nel raccontare le proprie verità. Al bar come sui giornali e in televisione, in strada e nei palazzi… tutti a manipolare la realtà a seconda della propria convenienza.
Il personaggio dello spettacolo di turno difende se stesso accusando gli altri. Davanti alle telecamere sfilano politici, scienziati e giornalisti che già hanno detto tutto e il contrario di tutto. Soggetti smentiti mille volte… tuttavia continuano imperterriti a pontificare come se nulla fosse. Quello che conta è rimanere sul palcoscenico, è preservare il proprio posto al sole, è far vincere il personaggio che si recita e il proprio gruppo ad ogni costo tanto per le strade del Paese come davanti alle telecamere.
Se la realtà conviene allora la si accetta, se non conviene allora la si manipola in modo da colpire i nemici. Perché è questo che conta. Colpire i nemici. Perché è questa la soluzione a tutti i mali: abbattere i nemici. Ipocrisia figlia di una concezione egocentrica della vita. Ipocrisia figlia della faziosità politica e della competizione permanente per raggiungere qualche vano miraggio individualista.
Strane figure, schegge impazzite… (a cui piace giocare contemporaneamente con la casacca della maggioranza e dell’opposizione) non si dimenticheranno facilmente.
Maschere della commedia dell’arte.
Incanta poi l’eloquio di un intellettuale, idolatrato da tanti, che blatera: … ho dato il mio pieno appoggio alla Marcia della Liberazione, una manifestazione socialista e democratica, per un ritorno a una piena sovranità. L’emergenza è un preciso metodo di governo - come sa bene chi conosce Foucault - che crea una razionalità politica centrata sull’autoritarismo e una sorta di sospensione di libertà e diritti giustificata da quella presunta emergenza. Molte cose non tornano... Ogni regime del '900 ha posto in essere il divieto di assembramento. Oggi abbiamo in essere un regime terapeutico che sta dando una sterzata autoritaria. Stiamo vivendo una ristrutturazione autoritaria dei rapporti di forza su scala planetaria.
Ma noi possiamo davvero mettere in congedo la democrazia e la libertà per un virus? Siamo davvero certi che una pandemia valga a mettere in discussione la libertà e la democrazia? Io penso di no.
Parole di un filosofo eccellente che vorrebbe farsi interprete della contemporaneità, ma, in sostanza, appare come l’emblema della crisi di una certa “cultura” italiana.
Si invoca un Governo che possieda una bacchetta magica… per far sparire migranti e pandemia e si accusa quello attuale di non aver fatto nulla per impedire la nuova ondata dei contagi.
Affollatissimo lo spettacolo dove si esibiscono gli attori (maschere) di improvvisati esperti, che poco o nulla sanno di medicina, eppure discettano su tracciamenti mancati, sui sintomatici, gli asintomatici, dimenticando che esiste un Comitato tecnico scientifico, un Istituto Superiore della Sanità, soggetti qualificati sulle cui indicazioni poggiano le scelte governative.
Dittatura sanitaria?
Attori che non sanno o non vogliono sapere che in Cina le persone vengono bloccate fisicamente in casa per impedir loro di uscire.
A fine spettacolo… si comprende chiaramente come ogni sterile protagonismo e ogni meschina polemica possono soltanto generare danni enormi.
Amaramente poi… ci si accorge di un’altra penosa realtà: la pandemia avrà anche cambiato qualcuno, ma nella sostanza la società è rimasta la stessa e ci si convince che la strada per un mondo migliore sia ancora lunga e tortuosa.
Giuseppina Rando