Prodotti e confezioni [08-20]
In libreria/ Marisa Cecchetti. “Allegoria” di Sandra Evangelisti
02 Luglio 2020
 

Non lascia indifferenti Allegoria di Sandra Evangelisti perché stupisce per forza e convinzione. Per la Evangelisti la Poesia è vita, amica carissima che non tradisce, compagna della solitudine con cui trascorrere “attimi meravigliosi”. Questo può apparire come un luogo comune frequentato in genere da chi si dedica a scrivere versi. Ma non lo è: i suoi libri di poesia sono come creature, figli, e prova una sofferenza lancinante al pensiero che qualcuno che non li apprezza possa un giorno chiuderli in cantina negli scatoloni: “Ma il di più, per mia madre sono/ i libri. Specialmente quelli pubblicati da me./ dice di metterli tutti/ in cantina: si spera non arrivino i topi”. Quel pensiero contiene la radice del suo male e intanto si rivelano inutili i tentativi di “mettere a nudo un’anima” perché si sente “sempre respinta”.

Definisce la sua poesia “di pancia”, si schiera contro i critici che si appellano alle regole, si scaglia contro chi razionalizza, lei vuole pensiero e parola liberi da schemi: “la parola viene e va dispettosa”, invece “il critico incasella, distrugge/ costruisce e rinuncia/ o denuncia lo stato di fatto/ pensato e rifatto/ di un verso”.

Secondo lei “i letterati rincorrono con la ragione/ quello che è pura espressione del cuore” ed è convinta che “la discussione sul da farsi/ ed il fatto hanno stancato”. Ma soprattutto che “gli Italiani scrivono/ lo stesso minestrone da un secolo”, tanto che, con sicurezza e fiducia profonde sul suo sapersi diversificare, afferma: “so che cosa è canto/ quando mi fermo/ ad ascoltare”. Nella sua ricerca poetica attinge a Dante, a Montale, ripercorre il pensiero pirandelliano, fa uso di espressioni latine.

Allegoria è senza dubbio una raccolta che esprime sofferenza e lotta, con la verità scarsamente celata, infatti i riferimenti sono concreti, non semplicemente metaforici, con il dolore che invade anima e corpo, con la paura di gestirlo, quel corpo: “Stanno studiando la cura/ che possa farmi vivere/ ancora un po’/ nonostante la depressione/ che incombe e cresce”.

Poi, come in un momento magico e quasi epico della lotta, al corpo dedica un’ode e ne celebra tutte le parti nella loro bellezza: è una via per ritornare a sé, a percepirsi intera, ad apprezzare la propria fisicità e uscire vincitrice dallo scontro, con la ricchezza di una riconquistata dimensione dello spirito: “Sono corpo/ ma non vuoto/ e non solo materia/ mi anima e muove./ in me soffio di spirito/ vive e trasale”.

La percezione-consapevolezza di non sentirsi apprezzata la isola, la fa chiudere, e si percepisce un risentimento diffuso proprio per il bisogno vitale di essere accolta: dunque è necessario che la sua Poesia sia di tutti, che raggiunga la “desoggettivazione” che la metta in contatto con il resto dell’umanità: “e arriva per dono sulle dita delle mani/ di un poeta in un momento di unione/ con tutto l’umano/ solo così potrà essere di tutti”.

Il recupero della romanità, delle figure di Cesare, di Germanico, del mito, non rappresenta una fuga, ma una via per parlare indirettamente di oggi, di tempi decaduti, alla ricerca di chi possa sollevare la nostra società dal declino e dallo sprofondo: “Tu, Germanico, vuoi sostenere l’avvento di un’era/ e fondarla sulle rovine decadenti dell’Urbe./ Ma se la Fenice risorge dalle sue ceneri non è lo stesso/ per le città e i buoni governi”.

Nel sonno e nel sogno può incontrare Cesare e rivivere i fasti di Roma: “Ho dormito e nel sonno l’ho rivisto nei tempi/ splendenti, quando Roma era ancora propizia/ ai suoi fasti e la piazza acclamava/ al passaggio del cocchio adornato d’alloro”. Un ritorno al passato in cui trovare un po’ di speranza.

 

Marisa Cecchetti

 

 

Sandra Evangelisti, Allegoria

Biblioteca dei Leoni, 2020, pp. 96, € 10,00


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