In Africa il virus è arrivato attraverso viaggiatori di ritorno da hotspot in Asia, Europa e Stati Uniti: il primo caso è stato registrato il 14 febbraio in Egitto. Non è noto ancora in che modo il Covid-19 si diffonderà nel Continente africano molti fattori genetici, climatici, sociologici, demografici (la popolazione è molto giovane) possono influenzarne l’evoluzione. È indubbiamente certo che anche i Paesi in via di sviluppo come quelli africani hanno una capacità di risposta quasi nulla. In base ai dati forniti dall’OMS, dall’UN-OCHA (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) e da altre fonti accreditate nel Continente africano la diffusione del Covid-19 appare limitata rispetto ad altre zone del Pianeta soprattutto se si osserva il numero dei contagi. Infatti se il numero dei contagi, anche il più recente lo si rapporta alla popolazione del Continente si evince chiaramente di numeri limitati (10 contagi e oltre 500 decessi; Fonte: OMS 9 aprile 2020) considerato che in Africa vivono 1,3 miliardi di persone e che quasi tutti i Paesi africani hanno consistenti e regolari rapporti con la Cina.
Va però messo in luce come i dati forniti siano influenzati dalla possibilità sia di testare i malati sia di stabilire le cause dei decessi inoltre la principale causa di morte nel Continente sono le infezioni respiratorie da malattie che hanno gli stessi sintomi del Covid-19, quindi non è facile distinguere i casi “normali” di decessi per polmonite dai casi di morti legate al Coronavirus.
Inoltre, non ci sono affermazioni scientifiche in tal senso e non si dispone di dati ma le persone denutrite si può presumere che potenzialmente siano più a rischio di essere colpite dal Coronavirus a causa del loro fragile sistema immunitario. Chi soffre la fame, come noto, vive in condizioni socioeconomiche più che precarie (accessi alle necessità primarie inesistenti) e con forti difficoltà a poter lavare le mani con il sapone ad addirittura accedere alle cure igieniche di base.
Un altro aspetto utile a delineare il quadro di rifermento socioeconomico in cui si innesca l’emergenza e che le misure di prevenzione, quali la sospensione delle attività scolastiche, degli incontri e/o delle funzioni religiose e soprattutto delle attività nei mercati in cui la gente vi si reca per vendere le poche cose che coltiva (frutta o ortaggi) o che ha (chincaglierie o piccoli oggetti di riciclo) per poter mangiare, hanno effetti drammatici se si pensa ai villaggi in prossimità dei grandi centri urbani o addirittura agli slums di Nairobi e Lagos dove vivono milioni di abitanti ammassati, dei veri e propri “quartieri marginali” peculiari della contemporaneità urbana delle grandi metropoli africane.
A tutto ciò vanno ancora aggiunte le problematiche comuni all’Occidente e ai Paesi industrializzati quali: il “testare” i malati, la tenuta del sistema sanitario, il creare consapevolezza nelle popolazioni, quali azioni di contenimento adottare, la protezione degli operatori sanitari, dove mettere in quarantena i malati, tutte problematiche che nello spazio geografico africano si accentuano a dismisura.
Ad oggi (9 aprile 2020) il Covid 19 risultava ormai diffuso in 51 Paesi su 54. Comore, Lesotho, Sao Tomé e Principe sono le uniche Nazioni che non hanno ancora denunciato casi di contagio. Per due Paesi insulari come le isole Comore (Repubblica federale islamica delle Comore) e Sao Tomé e Principe, sicuramente due criteri, lo status di insularità e il non essere soggette a frequentazione dall’esterno, hanno giocato un ruolo importante; soprattutto il secondo perché il criterio dell’insularità non ha risparmiato dal contagio Paesi insulari come Seychelles e Maurituis, quest’ultimo soprattutto presenta dati riferiti ai contagiati pari a oltre 260 unità una cifra molto alta se paragonata alla popolazione dell’isola che conta circa 1,2 milioni di abitanti.1
Nei 51 Paesi africani colpiti dalla pandemia le cifre, sempre in evoluzione e rese note dall’OMS per la regione africana, riportano di oltre 10.000 casi. Il Paese più colpito è il Sud Africa, con 1.749 casi e 13 morti, mentre in Algeria i casi sono 1.468 ma le morti sono 194. Tra i Paesi più colpiti anche il Camerun (650 casi e 9 decessi), il Burkina Faso (364 casi e 18 decessi), la Costa d’Avorio (349 casi e 3 decessi) il Ghana (287 casi e 5 decessi), il Niger (278 casi e 11 decessi), le Mauritius (268 casi e 7 decessi). Nella Repubblica democratica del Congo i casi sono 183 ma le morti sono già 20 (per questo Paese in costante stato di guerra i dati possono essere intesi indicativi). Oltre all’Algeria, per quel che riguarda la regione dell’Africa settentrionale, sempre l’Oms riferisce che in Egitto i casi sarebbero 1.322, con 85 morti, in Marocco 1.141 con 83 morti.
In Africa Occidentale si registra il caso del Burkina Faso con oltre 380 contagi tra cui almeno sei ministri, l'arcivescovo della capitale Uagadugú e ad altre persone della governance. Fonti governative hanno dichiarato che l’epidemia si propaga nel Paese tanto nelle zone rurali quanto in quelle urbane e il rischio è ancora più alto verso il Nord nelle regioni colpite dal conflitto jihadista che ha provocato già 800mila sfollati interni. A Djibo, capoluogo della provincia di Soum, la cui popolazione è raddoppiata per l’arrivo degli sfollati negli ultimi mesi è impossibile imporre agli abitanti le distanze di sicurezza, se persino l’accesso all’acqua e al sapone è limitato e ancora nelle zone interessate dal conflitto quei pochi ospedali, le ambulanze e il personale medico sono oggetto di attacchi continui perché il Covid 19 non ha fermato i combattimenti.
Sempre in Africa Occidentale un forte monitoraggio viene fatto nei confronti della Nigeria, gigante demografico africano con oltre 190 milioni di abitanti (De Agostini, 2019) dove al momento è in corso un lockdown imposto dal 1° aprile e le ingenti misure di contenimento-prevenzione disposte dal governo nigeriano fino a questo momento stanno dando buoni risultati, i dati ufficiali più recenti informano di 276 persone contagiate, 6 decedute e 44 ristabilite. Dati assai contenuti basti pensare che la densità media di popolazione in Nigeria è pari a 206,64 ab./kmq!
È indubbio che la prevenzione in una situazione come questa riferita alla Nigeria si basa sul contenimento dei casi importati e sul tentativo di fermare la trasmissione nella comunità. Il Paese si è mosso tempestivamente in questa direzione sin dai primi segnali, forse anche a memoria delle precedenti emergenze sanitarie come quella riferita all’Ebola nel 2014-2016.
È stato recentemente pubblicato (6 aprile, 2020) lo studio dell’Unione africana Impact of the Coronavirus Covid-19 on the African Economy (Impatto del Coronavirus Covid-19 africana). Lo studio di presenta due possibili scenari circa la traiettoria della pandemia: uno scenario definito “medio-realistico” in cui la pandemia durerebbe fino a luglio e da cui si evince come l’Africa possa essere definita “sfiorata”, e uno scenario “altamente critico” in chi si prevede una durata della pandemia fino ad agosto 2020 in cui l’Africa avrebbe forti criticità in campo sanitario e umano con ripercussioni in ambito economico. Ma la sfida economica rischia di avere delle conseguenze importanti anche per il continente più vicino: l’Europa.
A conclusione di questa riflessione su una panoramica il più possibile reale e correttamente informata sulla diffusione della pandemia Covid 19 in Africa va evidenziato come questa pandemia sia accompagnata da un'infodemia, una diffusione di disinformazione e incerta informazione che rende difficile per le persone trovare informazioni sicure ed accurate. Al fine di contribuire alla lotta contro questo problema, l’UNESCO, in collaborazione con la Innovation for Policy Foundation (i4Policy), sta lanciando una campagna online volta a rendere disponibili al pubblico i contenuti locali con licenza gratuita al fine di informare soprattutto le comunità africane sul Covid-19. La campagna risponderà all'urgente necessità di garantire l’accesso a informazioni culturalmente pertinenti e gratuite sulle licenze nelle lingue africane locali per facilitare la consapevolezza su come mitigare la diffusione di COVID-19 nel Continente.
Attraverso gli uffici sul campo dell’UNESCO nel continente africano e la comunità i4Policy2 in tutta l'Africa, questa campagna raggiungerà gli spazi della comunità in almeno 45 paesi africani per ospitare, mobilitare e sviluppare praticamente campagne. informazioni per aiutare le agenzie sanitarie nazionali e globali a raggiungere le comunità più a rischio e combattere la diffusione della disinformazione. Inoltre, questa campagna mobilita collettivi di tutto il mondo, comprese le etichette discografiche come RM Societe, attingendo alla loro esperienza come “We are the World 25 to Haiti”.
L’Africa forse potrebbe avere ancora l’opportunità di rallentare e ridurre la trasmissione del Covid-19.
Nicoletta Varani
1 Solo partire dal 23 marzo e fino al 15 aprile, le autorità governative hanno stabilito un coprifuoco che implica il divieto di lasciare i propri alloggi, salvo che per i lavoratori impiegati in servizi essenziali (ad esempio sanità, sicurezza, emergenze) o impegnati a garantire i servizi minimi e indispensabili. I negozi di alimentari e supermercati (chiusi a partire dallo scorso 24 marzo) sono stati riaperti a partire da 2 aprile, ma sotto stringenti condizioni al fine di evitare il diffondersi del virus (fonte: OMS).
2 Si rimanda a »» #i4Policy.
Riferimenti bibliografici:
African Union (2020), Impact of the Coronavirus Covid-19 on the African Economy
i4Policy (2020), Open Letter on COVID-19, V1.3 (31/03/20)
OCHA (2020) GLOBAL HUMANITARIAN RESPONSE PLAN -COVID-19 (April/December 2020) Geneve.
OCHA (2020), Coronavirus disease 2019 (COVID-19): Situation Report - 79 (8 April 2020)
https://www.unocha.org/covid19
https://i4policy.org/