Roma – Trilussa (1871-1950) è stato un poeta noto per le sue composizioni romanesche.
A proposito del re degli Unni, Attila (395-453 d.C), Trilussa compose un divertente poemetto, che riportiamo:
Attila, er Re più barbero e feroce,
strillava sempre: dove passo io
nun nasce più nemmeno un filo d’erba!
Ci è venuto in mente Trilussa, quando abbiamo sentito la dichiarazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, a proposito della legge da lui proposta, e approvata dal M5S e dalla Lega, che abolisce la prescrizione. “È una battaglia di civiltà”, sostiene.
Il fatto è che la “battaglia di civiltà” bonafedista ha lasciato il campo del diritto senza un filo d'erba: chi sarà colpito saranno gli innocenti e i danneggiati che rimarranno in attesa di un “fine processo mai”. Altro che condanna dei colpevoli!
A dimostrazione della inutilità della legge Bonafede, ai fini del perseguimento dei colpevoli, ci ha pensato lo stesso ministero di Giustizia, pubblicando i dati relativi alla prescrizione nell'iter giudiziario:
a) Il 53% si prescrive nella fase delle indagini.
b) Il 22% in Tribunale ordinario (primo grado).
c) Il 23% in Corte d'Appello (secondo grado).
d) Il 2% con il Giudice di Pace.
Si sostiene che gli avvocati ricorrono ad artefici per allungare i processi e arrivare alla prescrizione per i loro clienti.
È appena il caso di notare che più della metà (53%) dell'iter giudiziario, che porta alla prescrizione, si svolge senza che gli avvocati difensori possano intervenire; come si dice, in termine calcistico, “non toccano palla”.
La stragrande maggioranza dei processi, il 75% (53% più 22%), ovvero, 3 su 4, va in prescrizione entro il primo grado di giudizio.
Chiunque porrebbe l'attenzione sul quel 75% di processi che vanno in prescrizione, invece, il ministro Bonafede, si occupa della minoranza, cioè del 23% dei processi restanti.
La caccia ai voti è sempre in movimento.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc