Più volte è stato ripetuto che la riduzione dei Parlamentari non deve tagliare la capacità democratica di eleggere i propri rappresentanti nei luoghi vitali della politica nazionale. È basilare garantire una adeguata e certa rappresentanza a tutti i territori, anche a quelli a più alta dispersione demografica che hanno da sempre avuto minori voti e, dunque, minore capacità di eleggere i propri delegati, come lo sono particolarmente quelli montani e rurali, nonostante le estese superfici e le innumerevoli comunità di cui si compongono.
Nelle leggi elettorali, meno sono gli eletti, più i collegi sono grandi, e meno le aree montane hanno capacità di incidere nelle scelte ed eleggere persone che provengono da quei territori, col risultato di un baricentro nettamente spostato sulle zone urbane, sulle città, dove si concentrano tanti voti e grandi interessi mentre le zone montane, rurali ed i piccoli comuni, soccombono.
Non si può accettare sia così, per questo occorre ribadire che la legge elettorale che scaturirà a seguito della riduzione dei parlamentari, sarà decisiva nell’evitare che pezzi di Italia non siano più presenti in Parlamento. Si deve puntare, con questa riforma, sulla coesione e non sulla frammentazione, sui legami tra realtà e non su nuove sperequazioni territoriali, lasciando che gli eletti si concentrino nelle città: ci perderebbero le aree montane del Paese, oltre la metà dell'Italia, per le quali verrebbero meno le regole democratiche della rappresentanza.
Il lavoro da compiente nella stesura della legge e nel disegno delle nuove circoscrizioni dovrà garantire un nuovo riequilibrio perché ora cambia significativamente il numero medio di abitanti per ciascun parlamentare eletto: per la Camera dei deputati tale rapporto aumenta da 96.006 a 151.210, per il Senato, il doppio, i più alti tra i grandi paesi europei. E se non si disegnano intelligentemente i collegi, individuando una forma di compensazione territoriale che superi il solo dato del numero di abitanti, la montagna, le aree interne, le zone a bassa densità di abitanti, soccomberanno e non avranno più riferimenti.
Il Paese ha bisogno invece di riforme capaci di costruire una classe politica che ridia piena dignità alla politica e che conosca i territori, li sappia rappresentare, si rapporti con le comunità che li abitano; una classe politica rappresentativa che li sappia guidare nei processi di crescita sociale ed economica che necessariamente non possono nascere altrove e nemmeno essere frutto di disegni studiati nelle stanze del potere, lontano dalla realtà dei luoghi. Ma occorre anche rivendicarlo il diritto alla rappresentanza, dimostrando responsabilmente una capacità progettuale e di sintesi che giustifichi la presenza nei luoghi ove si decide.
Solo in questo caso la riduzione dei parlamentari avrebbe un senso e non risponderebbe ad interessi meramente propagandistici. Diversamente, ridurre la capacità di conoscere, interagire, dialogare, capire i territori che in Italia trovano fulcro nelle aree montane e interne, che verrebbero isolate e ancora una volta tradite, sarebbe un grave errore, probabilmente, l’ultimo.
Tiziano Maffezzini, Presidente Uncem Lombardia
Unione Nazionale Comuni-Comunità Enti Montani – Delegazione Regionale della Lombardia