Domenico e Flavia Ventola
Viaggi al Nord
Biblioteca dei Leoni, 2019, pp. 96, € 10,00
Amano senza dubbio i paesi freddi Domenico e Flavia Ventola, lui che ha lavorato molto fuori dall’Italia – interessante sapere che ha tenuto corsi sul Teatro italiano all’Università di Helsinki –; lei, pittrice, con mostre personali a livello internazionale.
Non scelgono di tornare nei luoghi già visitati se non è strettamente necessario, perché ciò che cercano sono le emozioni nate dall’impatto con gli ambienti, di cui colgono tutti i tipi di messaggi -voci, rumori, profumi, silenzi- ed il contatto e la relazione con le persone. Si può dire che vanno selezionando i luoghi più giusti e adatti alla loro sensibilità, con qualche predilezione particolare.
Vancouver per loro è la più bella città del Canada perché “nella sua componente umana sembra una città orientale: ci vive un numero incredibile di cinesi, giapponesi, indonesiani, filippini, indiani”, perché lì si cerca un giusto equilibrio tra tempo del lavoro e vita familiare, perché l’isola a novanta minuti di battello dal porto offre un paesaggio straordinario. In Alaska si scopre che gli eschimesi, cioè il gruppo etnico degli Inuit, vivono negli igloo solo quando si muovono per la caccia e la pesca, altrimenti le loro case sono fatte di legno, di ossa di balena e terra. Si scoprono i totem, i loro simboli tipici scolpiti nel legno, “si vedono saltare i salmoni fuori dall’acqua e le aquile appollaiate sugli alberi in attesa di afferrare i pesci che affiorano”. In Groenlandia, a Narsaq, che si affaccia sulla calotta polare “ci sono case di legno dipinte in diversi colori, ognuno dei quali indica la condizione sociale dei suoi abitanti”.
Se si deve capire la Finlandia bisogna viaggiare con mezzi di superficie pubblici e muoversi su “treni, autobus e battelli gremiti di famiglie con bambini al completo, a volte lenti, tra boschi, monti e laghi -sessantamila- che si fermano anche alle stazioni senza nome”. I Finlandesi sono curiosi nei confronti degli Italiani, sono attentissimi alla pulizia, sono lettori accaniti. E a Rovanjemi, capoluogo della Lapponia finlandese, proprio sotto il Circolo Polare artico, tra baracche di legno, capannoni, casupole e tendoni da fiera, grattacieli e baracconi, molto alla rinfusa “girano auto fuoriserie, ed il tutto, purtroppo, fa pensare che niente ormai è rimasto inviolato”.
A Copenaghen si scopre piacevolmente che i Danesi mancano di esibizionismo, “hanno gesti misurati, sembrano celebrare un rito, tanto le loro movenze hanno un che di religioso”. Sono cortesi, apprezzano la nobiltà d’animo, sono curiosi, sono liberi da pregiudizi, la parità dei sessi è una regola, come in Norvegia e in Svezia.
In Svezia si percepisce “cortesia sufficiente, senza calore: cerimoniale, anche se sincerissimo e per nulla convenzionale o d’occasione”; a Stoccolma vivono parecchi Italiani ed in alcuni punti della città si sentono parlare tutte le lingue tranne lo svedese, ma a detta di qualche straniero “Questi svedesi non hanno fantasia”.
L’Olanda offre il “colossale moderno” e la meraviglia del porto di Rotterdam, a trenta chilometri dal mare, dove si scopre il ritmo intenso ma misurato degli olandesi nel lavoro; L’Aia si impone per la sua aria aristocratica e se ne coglie una grande virtù, che è il senso di ospitalità degli Olandesi.
Amsterdam, tra tutte le città dell’Olanda, è quella più esposta alla retorica “che fa ancora dell’Olanda un miscuglio esclusivo di mulini a vento, zoccoli di legno, formaggi e tulipani”. In realtà oggi conserva “la mentalità ospitale e temperante che le deriva da più di sei secoli di attività commerciale”; ad Amsterdam ogni via, ogni piazza “sembra riservare un’accoglienza propria con una nota particolare, una sua categoria di gente e di voci”, in un contesto che ne fa punto d’incontro dell’internazionalismo e centro autentico di civiltà.
Si potrebbe continuare il viaggio con Domenico e Flavia, ma meglio lasciarlo alla curiosità dei lettori che possono scoprire anche notizie storiche e culturali legate ai luoghi.
A lettura conclusa rimane la sensazione di aver incontrato persone, invece che ambienti, non solo perché il contatto con gli abitanti è una esigenza fondamentale per Domenico e Flavia Ventola, ma perché anche le città alla fine si percepiscono umanizzate, trattate come persone, o meglio personaggi.
Marisa Cecchetti