Arte e dintorni
Hodler – Segantini – Giacometti. Capolavori della Fondazione Gottfried Keller 
Al LAC di Lugano con Alberto Filiolia
A. Bocklin,
A. Bocklin, 'L'Isola dei morti', 1880 
20 Aprile 2019
 

Perdersi nell'eterno crepuscolo di Die Toteninsel, quella zona psico-esistenziale, agli irrisolvibili confini fra Mito e Ragione, fra misticismo e simbolismo, inevitabile, in ogni caso, approdo cui tutti siamo destinati... L'isola dei morti (1880, tempera su tela, 110,9 x 156,4 cm, Kunstmuseum Basel) – la prima delle sue cinque versioni – di Arnold Böcklin è uno uno dei tanti capolavori esposti nella mostra in corso al LAC sino al 28 luglio: “Hodler-Segantini-Giacometti. Capolavori della Fondazione Gottfried Keller”. Invero, quindi, non sono ammirabili soltanto i capolavori di questa pur magica triade. Anche se il trittico di Giovanni Segantini La Natura-La Vita-La Morte (1896-1899, oli su tela, Museo Segantini, St. Moritz) ruba la vista e l'anima: tre tele imponenti a presidiare la grande parete, a occupare gli spazi della mente, splendide visioni del mondo naturale nonché concettuali – in quel topos che l'Engadina è, rappresentazione fisica di un luogo che diviene centro simbolico. La nettezza di quei paesaggi alpini, la chiarità della neve, i potenti sbuffi delle nubi, l'umanità che popola le scene, tutti gli elementi sono stati assemblati dal geniale Segantini a comporre il più suggestivo e affascinante dei mosaici e “messaggi”, compendio del nostro essere qui e ora, transeunti ma nel soffio dell'eterno, come se la precarietà che ci perseguita non fosse tale.

E ancora si trascorre, con ammirazione e stupore, innanzi ad Abend am Genfersee-Sera sul Lago Lemano (1895, olio su tela, 100 x 130 cm, Kunsthaus Zürich) e Der Auserwälte-L'eletto (1893-1894, tempera e olio su tela, 219 x 296 cm, Kunstmuseum Bern) di Ferdinand Hodler: nell'una la quiete del lago parrebbe assumere caratteri psicologici munchiani, una sorta di urlo celato nell'apparente bucolicità; nell'altro un delicato e, nel contempo, potente afflato spirituale, con quella ordinata congerie di figure angeliche a semicerchio intorno al giovane e nudo predestinato.

È una sfilata di capolavori... Die Sünde vom Tod verfolgt-Peccato inseguito dalla morte (1794-1796, olio su tela, 119 x 132 cm, Kunsthaus Zürich) di Johann Heinrich Füssli – altamente drammatico, iperdinamico, dicotomico nella scelta dei colori, specchio psichico; Buste d'Annette-Busto di Annette (1964, bronzo, 45 x 19 x 15 cm, Musée d'art et d'histoire, Genève) di Alberto Giacometti; Kleinkinderschule auf der Kirchenfeldbrücke-I bambini dell'asilo sul ponte Kirchenfeld (1900, olio su tela, 76 x 127 cm, Kunstmuseum Bern) di Albert Anker – una commovente istantanea di quotidianità, un flash che fissa il momento, l'hic et nunc; la titanica imago de Le grand Eiger-Il grande Eiger (1844, olio su tela, 104 x 138 cm) di Alexandre Calame; la compostezza di Saleggi di Isolino (1890-1895, olio su tavola, 40 x 29,5 cm, Museo d'arte della Svizzera Italiana, Lugano) – una calma incursione nelle geografie interiori; la Nature morte-Natura Morta (1914, olio su tela, 65,5 x 81,3 cm, Musée cantonal des Beaux-Arts, Lausanne) di Félix Vallotton – eccentrica, quasi in torsione lo spazio circostante, spiazzante.

Sono trentadue in totale gli artisti presenti con loro opere – citiamo ancora: François Barraud con La Luronne (1930, olio su tela, 96 x 46 cm, Musée des beaux-arts, La Chaux-de-Fonds): il ritratto della moglie Maria mentre indossa una calza, esempio di statico, statuario, nitido ed esplicito erotismo; l'incredibile e minutissima scena di massa, davvero spettacolare per esiti, di Markt von Tanger (1880, olio su tela, 64,5 x 112 cm, Kunstmuseum Solothurn) di Frank Buchser; la superba plasticità di Nussbäume auf der Schellenmatt (1863, olio su tela, 77 x 104 cm, Kunstmuseum Luzern) di Robert Zünd, le cui fronde di albero paiono così vere da suscitare la tentazione di toccarle, quasi sentendone il musicale fruscio provocato da una dolce brezza – tutte provenienti dalla collezione della Fondazione Gottfried Keller costituita nel 1890 da Lydia Welti-Escher, figlia ed erede del politico, industriale e imprenditore ferroviario Alfred Escher. Lydia lasciò in eredità alla Confederazione Elvetica gran parte del proprio patrimonio vincolando la donazione all'acquisto di importanti opere d'arte per i musei svizzeri. Il nome della Fondazione fa riferimento a un amico di famiglia, il poeta e pittore Gottfried Keller. La collezione comprende oltre 6400 opere che vanno dal XII al XX secolo.

Per tornare alla mostra luganese va sottolineato anche il semplice ma perfetto e prezioso allestimento che facilita il piccolo grande viaggio di scoperta e meraviglia.

 

Alberto Figliolia

 

 

Hodler-Segantini-Giacometti. Capolavori della Fondazione Gottfried Keller. Museo d'arte della Svizzera italiana, sede LAC Lugano Arte e Cultura, piazza Bernardino Luini 6. Fino al 28 luglio 2019.

Orari: mar-dom 10-18, gio aperto fino alle 20, lun chiuso.

Info: tel +41 (0)58 866 42 40, e-mail info@masilugano.ch; vendita online www.masilugano.ch, www.luganolac.ch; visite guidate e laboratori creativi tel. +41 (0)58 866 42 30, e-mail lac.edu@lugano.ch.

Catalogo: Capolavori della Fondazione Gottfried Keller, Edizioni Casagrande (in italiano), Scheidegger & Spiess (in tedesco e in francese), pp. 216, più di 90 tavole a colori, 38 euro.


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