Resta dietro alle spalle un mondo
riarso, l'aria è lava. È l'ora di andare.
L'arca di metallo fora lo spazio
cercando approdi.
Ognuno porta con sé, in sé, qualcosa
per ricominciare.
Libri memorizzati, tatuaggi, mappe, astrazioni.
La mente, scatola colma di meraviglie indicibili,
sapore del miele e del mosto
dell'acqua salmastra, del frutto. E profumo
di terra bagnata, di carne in amore,
di pane e di alba, di quercia che brucia.
Semi strappati agli ultimi rovi,
scavati tra i sassi, sottratti agli uccelli caduti,
a stenti gusci non concessi alla fame,
semi senza più nome, senza più terra,
stretti nel pugno con amore e ferocia.
Bambino calvo, sbiancate le ciglia
e la pelle venata d’azzurro,
sguardo perduto, perduta ogni cosa,
conserva nella sacchetta sul cuore
il germe del girasole che, si racconta,
seguiva il cammino del sole.
Nella mente fanciulla spuntano gemme,
tra i rami s'impigliano raggi, si rincorrono ali,
mani si tendono, bocche mordono pomi,
ricordo e certezza, il viaggio continua…
Maria Lanciotti