Roberto Dell'Ava. Lezioni di piano (e di flicorno)
29 Gennaio 2019
Sabato sera andando verso l’Auditorium S.Antonio di Morbegno ripensavo alle innumerevoli volte che ho avuto il piacere di ascoltare Enrico Rava e Danilo Rea dal vivo. Sempre però in formazioni differenti e ognuno a proprio nome e mai in duo, una idea che ciclicamente i due ripropongono con un tema comune, il piacere della melodia, della forma canzone, meglio se pescata nel repertorio nazionale, anche se non mancano gli excursus nel songbook americano e sudamericano.
Non mi aspettavo grosse sorprese dalla serata, essendo un progetto che mai è approdato su disco è evidente che per i due moschettieri il dialogare insieme non prevede una ricerca tematica costituita da originals né tantomeno sperimentalismi di alcun genere, tra l’altro piuttosto improbabili per Rava, che per ovvi motivi di età ha da poco abbandonato la tromba per il più malleabile flicorno.
Quindi ero preparato ad una serata di grande godibilità, come poi effettivamente è accaduto, all’insegna di pantofole, pipa e tazza di the fumante, un eufemismo per dire che classe ed esperienza unite al piacere di suonare assieme hanno trasformato l’Auditorium nel salotto di casa propria, peraltro decisamente affollato.
Un’ora e un quarto di dialogo rilassato ed appassionato, rincorrendo note che sono nella memoria di ciascuno, ma mai in maniera didascalica e banale, sempre aggiungendo o sottraendo, spesso in punta di piedi, sussurrando il tema per poi immediatamente celarlo allo sguardo facile, facendolo riemergere in maniera inaspettata o a spizzichi e brandelli. E così Puccini muta inaspettatamente in Battisti, per non parlare del bellissimo bis finale, quel Profumo di Donna tema dall’omonimo film di Dino Risi, per la fervida penna del maestro Armando Trovajoli, un musicista che amava profondamente il jazz.
Rea conferma un perdurante stato di grazia, un pianista di tecnica e fantasia debordanti, stranamente di poco appeal nelle varie classifiche di fine anno ma, per fortuna di noi appassionati, di grande sostanza e qualità. Rava, che tra pochi mesi compirà ottant’anni, compensa con eleganza ed esperienza quello che fisicamente non può più dare allo strumento. Rimane comunque un maestro ed una figura imprescindibile nel panorama italiano di oggi e di ieri.
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