Sė, viaggiare
Anna Lanzetta. Omaggio a Matera 2 
Capitale Europea della Cultura per il 2019
'La venerazione della Vergine', particolare di affresco (Cripta del Peccato Originale) 
03 Dicembre 2018
 

Ogni Sasso di Matera affascina e rende interessante il territorio.

Poco distante dalla via Appia, in una delle gravine che solcano l’altopiano della Murgia Materana, fra vigne, ulivi e campi di grano, si trova uno dei luoghi più suggestivi del Sud Italia: la Cripta del Peccato Originale, una cavità naturale a strapiombo sulla Gravina di Picciano, tra le più antiche testimonianze dell’arte rupestre del Mezzogiorno d’Italia, dove il Pittore dei fiori di Matera, anonimo artista vissuto intorno al IX secolo, affrescò scene dell’Antico e del Nuovo Testamento in un ciclo risalente al IX sec. d.C. Per il valore teologico e artistico del compendio pittorico la chiesa-grotta è stata definita la Cappella Sistina della pittura parietale rupestre. Nella Grotta dei Pipistrelli, che si trova a circa 4 chilometri dal centro abitato, l’archeologo Domenico Ridola compì la sua prima esplorazione e ritrovò manufatti paleolitici. Nato a Ferrandina nel 1841 e morto a Matera nel 1932, Ridola condusse scavi importantissimi nel territorio, consentendo al Sud di uscire dal suo isolamento. Notevole è stata la sua ricerca per ricostruire le origini di Matera nel periodo Paleolitico e Neolitico. Così scrive: «I miei scavatori mi dicevano di non andare alla “grott du mattivagghi”, la grotta dei pipistrelli, perché non c'era niente là sotto. Avevano scavato già in tanti, per molti anni: sì, tiravano fuori ancora qualche cosa, qualche coccio, qualche punta di freccia, persino qualche osso, ma niente di più. Dovevo andare nella Grotta, dovevo rendermi conto di cosa si nascondesse dietro i pipistrelli. Sapevo bene che non esisteva il tesoro di Barbarossa. [...] Io cercavo, volevo trovare altro. Anzi, forse volevo solo capire, scavare per conoscere» (da La Città dell’uomo). «Un ritrovamento, tra i primi, che effettuai e che mi commosse fu quello di un focolare, il più grande, collocato in direzione dei primi raggi del sole nascente. Dunque la grotta non era stata sempre regno dei vampiri volanti: dunque la grotta era un luogo sacro per gli uomini antichissimi del Paleolitico. Sì, questo era un sito molto più antico di quanto nessuno avesse mai pensato».

Il viaggio è conoscenza ed è un privilegio per il visitatore entrare nel cuore di un territorio guidato dalla voce di artisti, letterati e di quanti vi operarono. Giovanni Pascoli (1855-1912), giunse a Matera il 7 ottobre del 1882 per insegnare latino e greco nel locale Liceo Ginnasio. Nelle lettere che inviava alle sorelle Ida e Maria, scriveva: «Sono a Matera sin dalle ore prime antimeridiane del 7. Arrivai all’una dopo mezzanotte, dopo molto trabalzar di vettura, per vie selvagge, attraverso luoghi che io ho intravisto notturnamente, sinistramente belli… Una città abbastanza bella, sebbene un poco lercia. [...] I contadini vanno vestiti nel loro simpatico ed antiquato costume e stanno tutto il giorno, specialmente oggi che è domenica, girelloni per la piazza. Hanno corti i brachieri e scarponi grossi senza tacco, una giacca corta e in testa un berrettino di cotone bianco e sopravi un cappello tondo. Sembrano che si siano buttati giù dal letto in fretta e furia, e si sian messi per distrazione il cappello sopra il berretto da notte» (7 ottobre 1882). «[...] ma in generale sto bene a Matera…sai di una cosa mi lagno: qui è troppo caro il vivere e l’alloggio e tira quasi sempre scirocco» (19 ottobre 1882). «Non c’è un libro qua, da vent’anni che c’è un Liceo a Matera, nessuno v’è uscito con tanta cultura da sentire il bisogno d’un qualche libro; i professori pare che abbiano avuto tutti la scienza infusa; e perciò di libri non s’è n’è comprati. Ci vorrebbe forse un sussidio del governo, ma il Governo probabilmente non ne vorrà saper nulla» (1902, al Preside del Liceo di Matera Vincenzo Di Paolo). «Come mi giova, dopo una vita così torba tornare a cotesta serenità di pensiero e di parole, che avrei dovuto prendere da lei in quella povera città di trogloditi, in cui vissi così felice, sebbene così pensoso! Sì: delle città in cui sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia» (5 ottobre 1883, a Giosuè Carducci).

Matera è una città da visitare più che da descrivere, perché è camminando per le sue strade che si vive la suggestione di un’atmosfera che occupa ogni pensiero e che pagina dopo pagina, sasso dopo sasso si sfoglia e racconta una storia antica che ogni visitatore cattura come un raggio. Bellissima è Matera al tramonto, quando si riveste di riflessi d’oro e di infinite luci che la mutano in un meraviglioso presepe e la incoronano regina della storia.

 

Anna Lanzetta

 

2 – Il nostro omaggio continua


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