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In libreria/ Marisa Cecchetti. “Andar per versi” di Patrizia Riscica
16 Ottobre 2018
 

Vita non è stasi, ma un percorso che si snoda; così come l’amore, qualsiasi tipo di amore, che non si deve cristallizzare ma ha bisogno di emozioni che lo alimentino: “Faccio esperimenti di sentimenti”, scrive Patrizia Riscica. Non possiamo scacciarlo, l’amore, perché tornerà sempre: “Era il tempo di cambiare/ e cacciare via l’amore/ era arrivata l’ora,/ ma lui, l’amore, non voleva/ proprio andare via”. Rimane “appiccicato”, carico di ricordi: “Ecco ora in un tempo/ non più giovane per noi/ ancora ti vedo così,/ mentre sali verso me”.

Andar per versi è tutto un cammino, esprime il bisogno inesauribile di ogni donna di andare oltre spazi limitati, certezze sperimentate; di non restare immobile col pensiero. I pensieri sono così tanti che “non c’è lana sufficiente” per coprirli.

La poesia scava nell’io profondo, le parole si srotolano ad abbracciare “il viaggio del pensiero” ed a svelare i desideri: “ho tanta voglia di correre accanto alla poesia”.

Sono versi che contengono l’ansia di fronte al tempo che scorre, quello limitato del nostro viaggio a termine: siamo viaggiatori che avremo la nostra fermata indiscutibile, anche se ci sforziamo di credere che il tempo sia “solo un malinteso”. Infatti “L’avviso è chiaro:/ Gentile viaggiatore, si richiede di utilizzare la vita/ solo per il tempo necessario alla consumazione”.

Nonostante questa consapevolezza, o proprio per questa, non si interrompe il cammino: “Il mio destino è andare,/ sono esule del mondo/ ho una mappa scritta nel cuore/ per camminare verso il regno dell’ignoto”, dice la Sciamana.

L’ignoto mantiene il suo fascino e la paura che ci impedisce di affrontarlo lascia la vita incompleta, con il rimpianto di occasioni perdute: “un amore sbagliato/ un desiderio inappagato/ un pensiero incompleto/ non li ritrovi più”.

Attraverso la poesia Patrizia Riscica realizza dunque una forma di viaggio, ma allo stesso tempo esprime, come in una contraddizione, il bisogno di silenzio: “lascio le parole riposare/ tranquille sulla lingua/ mentre inseguo solo/ pensieri effimeri”.

Le donne avanzano, si guardano intorno con uno sguardo largo che coglie i problemi: la voce allora diventa un’accusa davanti alle incoerenze, alle assurdità, alle violenze, ma anche davanti al folle inseguimento di una eterna giovinezza da parte di donne “belle e omologate/ …con lo specchio in mano/ per controllare velocemente/ se ancora regge/ l’imitazione di se stesse”.

È tanto forte il bisogno della parola poetica che questa diventa spazio vitale, tanto che la Riscica abbonda di anafore, di elenchi, come assaporando il piacere del fluire stesso del verso e del suo suono, senza decidere per la sintesi e per la essenzialità della parola.

 

Marisa Cecchetti

 

 

Patrizia Riscica, Andar per versi

Biblioteca dei Leoni, 2018, pp. 110, € 12,00


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