Sappiamo che non abbiamo il permesso di usare il tuo nome.
Lo sappiamo, sei inesprimibile
anemica, fragile e sospetta
per una storia di offese misteriose, da bambina.
Lo sappiamo, non ti è permesso vivere ora
nella musica o negli alberi al tramonto.
Lo sappiamo - o almeno ce lo hanno detto -
che proprio non esisti, da nessuna parte.
E ancora però ci mettiamo a sentire la tua voce stanca
in un’eco, un lamento, nelle lettere che riceviamo
da Antigone nel deserto greco.
Trad. Paola Malavasi