Oblò svizzero
Zurigo. Incontro letterario con Anna Felder e Fabiano Alborghetti
Fabiano Alborghetti (foto di Ladina Bischof) e, sopra, Anna Felder (foto di Ladina Bischof)
Fabiano Alborghetti (foto di Ladina Bischof) e, sopra, Anna Felder (foto di Ladina Bischof) 
28 Marzo 2018
 

INCONTRO

LETTERARIO

Anna Felder

Gran Premio Svizzero per la Letteratura 2018

Fabiano Alborghetti

Premio Svizzero per la Letteratura 2018

 

Moderatrice:

Tiziana Mona Giornalista

 

al Cooperativo di Zurigo

St. Jakobstrasse 6, 8004 Zürich-Stauffacher

 

Sabato 21 aprile 2018 > Entrata libera

dalle ore 10:30 > Segue rinfresco

 

Una Matinée promossa dalla

Società Cooperativa Italiana Zurigo

Con il sostegno di:

Pro Ticino Zurigo

Fabbrica di Zurigo

ECAP Fondo Ettore Gelpi

Ufficio federale della Cultura

 

Contatti

Telefono: +41 (0)442414475

E-mail: cooperativo@bluewin.ch

 

 

Anna Felder. Il Gran Premio svizzero di letteratura 2018 onora la carriera di una scrittrice di rango, fedele a un’idea di scrittura in cui la musica conta anche più del libretto, l’ordito delle parole più della trama del racconto. Nel quadro delle letterature svizzere, quella di Anna Felder, luganese di Aarau, è una figura discreta ma di grande fascino. Scrittrice colta senza ostentazioni, Anna Felder ha composto, a partire dal suo celebre libro d’esordio, Tra dove piove e non piove (1972), un’opera ammirevole per coerenza e originalità. Ad apertura di pagina, pur nella varietà delle forme e dei generi con cui si è cimentata – romanzo, racconto, teatro, radiodramma, saggio –, subito si riconosce uno stile che ha fatto pensare a vari modelli, ma che in realtà somiglia solo a se stesso. Italo Calvino, che patrocinò il secondo romanzo della scrittrice, La disdetta (Einaudi, 1974), disse che si trattava di pagine per lettori dal palato molto fino. Autrice sperimentale che rifugge da sentieri troppo battuti, Anna Felder inclina piuttosto all’arte ellittica del sottrarre. Si pensi ai suoi romanzi più impegnativi, come Nozze alte (1981), dove riscrive e aggiorna il mito di Filemone e Bauci, oppure a Le Adelaidi (2007), che racconta la storia di un uomo e di molte donne come un puzzle di evocazioni e ricordi confusi e riemersi. Queste opere fanno ormai parte della storia letteraria svizzera e della lingua italiana, così come le più agevoli raccolte di racconti brevi Gli stretti congiunti (1982) e Nati complici (1999), che hanno saputo trovare lettrici e lettori affezionati. Non è difficile immaginare che lo stesso accadrà con il volume recentemente dato alle stampe, Liquida (2017), che riunisce in un insieme coerente scritti in prosa degli ultimi quindici anni.

 

Fabiano Alborghetti. Nato a Milano nel 1970, vive e lavora in Ticino. È poeta, critico letterario e fotografo. Divulga la poesia attraverso vari canali, per esempio da Radio Gwendalyn, e lancia regolarmente progetti di poesia nelle scuole, nelle carceri e negli ospedali. Promuove inoltre la traduzione di autrici e autori italofoni in altre lingue. Nel suo volume, Maiser (Milano, Marcos y Marcos, 2017 - Premio svizzero di letteratura 2018), Alborghetti racconta le vicende di una famiglia di immigrati in Ticino nella prima metà degli anni Cinquanta, in un confronto pluridecennale con la storia del luogo. E ne narra in modo assolutamente inedito, anche per la forma stilistica adottata. Maiser ricostruisce una precisa realtà sociale, inscrivendola nella tradizione letteraria illustre della narrativa in versi. Non occorre dire che, modernamente, gli eroi di Alborghetti sono persone comuni, non personaggi epici dal destino eccezionale.

 

(da L'Avvenire dei lavoratori, 28 marzo 2018)


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