«Ho frequentato tutti i sabati per oltre cinque anni il Laboratorio di lettura e scrittura creativa della Casa di reclusione di Opera-Milano, cercando in tutti i modi di uscire dalla logica del reportage per entrare nell’idea del ritratto, una dimensione nella quale luce, spazio, sfondo, tempo, relazioni, appartengono a una realtà definita e non modificabile. Volevo non raccontare, ma fermare un’apparenza fisica, un aspetto, una figura, una sembianza, un atteggiamento, un portamento, senza retorica e senza l’ambizione di andare oltre o cercare di cogliere l’anima. Potrei dire che forse, quando si lavora stretti, anche questa è una forma di rispetto».
Così ha scritto del proprio lavoro e di sé Margherita Lazzati, fotografa milanese da vari anni attiva come volontaria, insieme con altre figure professionali, all'interno del Laboratorio di lettura e scrittura creativa del Carcere di Opera, fondato oltre venticinque anni fa dalla meravigliosa volontà di Silvana Ceruti, insegnante e poetessa di gran vaglia. E all'interno di tale attività (e struttura) la Lazzati ha potuto riprendere (o, se preferite, immortalare) i volti delle persone in stato detentivo. Un lavoro altamente suggestivo e drammatico – son storie sovente difficili, aspre, di dolore procurato/causato e subito – svolto sempre con rara delicatezza e, nel contempo, forza, con rispetto ma senza infingimenti. E le persone detenute si mescolano con i volontari: chi è chi? Verrebbe da dire. Le differenze paiono scomparire restando, semplicemente, la comune umanità, senza barriere, senza muri.
Margherita Lazzati da anni è impegnata in un lavoro di ricerca negli ambienti dei reietti, degli emarginati, degli ultimi: in passato i clochards (o homeless, alias barboni), che popolano le strade della scintillante metropoli, e i disabili, ora i carcerati. Tutti oggetto (e soggetti) di reportages, di una ricerca empatica, atto di civile denuncia per riportare all'attenzione del mondo chi, quale ne sia la ragione, dal mondo è separato.
Ci voleva un obiettivo sensibile per documentare tutto ciò: il filo della speranza da riannodare, con il bianco e il nero e le innumerevoli sfumature fra questi due estremi – il Bene? Il Male? Il crinale che li separa (o l'inestricabile compenetrazione), sottile linea di frattura presente in ciascun essere umano... ma senza dover e voler giudicare –, con le luci e le ombre a giocare e disegnare inesplorati scenari psicologici; vite spezzate che tentano di ricomporsi con un atto di rinnovata fiducia. Segni, simboli e silenzi, pregni di pensieri e idee, che balzano ai nostri occhi da quelle stampe.
All’Ambrosianeum, in collaborazione con la Galleria L’Affiche, sarà allestita dal 15 al 29 marzo 2018 – inaugurazione il 14 (ore 18), con la presenza dell'autrice, il presidente dell'Ambrosianeum Marco Garzonio, il direttore del Carcere di San Vittore Giacinto Siciliano, alcuni poeti detenuti ed ex detenuti raffigurati negli scatti – la mostra fotografica Ritratti in carcere della Lazzati.
«Liberare i volti. Portarli in giro per la città. Strapparli a un “dietro le sbarre” di durata variabile sino al “Fine pena: mai”, portando gli sguardi delle persone carcerate a incrociarsi – non solo in fotografia – con quelli degli uomini liberi. E questo mischiando le carte, inquadrando insieme chi la condanna l’ha subita e chi in qualche modo s’incarica di umanizzarla, cioè i volontari che operano in carcere e che sono – in quanto uomini e soggetti fotografici – del tutto indistinguibili da chi sta pagando il suo debito con la giustizia”.
Saranno 30 i ritratti esposti per altrettante, e più, storie di persone recluse e volontari – realizzati tra l’estate del 2016 e gli inizi del 2017 (con l’autorizzazione del Ministero della Giustizia e grazie alla lungimiranza dell’allora direttore Giacinto Siciliano) – nei locali del Laboratorio di Lettura e Scrittura creativa di Opera.
Da vedere. Per capire.
Alberto Figliolia
Ritratti in carcere di Margherita Lazzati. Fondazione Ambrosianeum, via delle Ore 3, Milano (MM Duomo). Dal 15 al 29 marzo 2018.
Informazioni: Segreteria Fondazione Culturale Ambrosianeum, tel. 02 86464053; www.ambrosianeum.org; info@ambrosianeum.org