Ordine di farfalla [15-23]
Carlo Forin. L’ironia conduce il nostro studio
02 Marzo 2018
 

Gershom Scholem, con il suo Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, ha ispirato l'articolo sulla kabbalah.

L’ironia sembra condurre anche tutto il nostro studio.

Naturalmente, siamo in grado di circoscrivere con precisione la base linguistica di nostro interesse,1 ma non saremo assolutamente in grado di concluderne lo sviluppo col tutto, per il semplice fatto che il futuro resta aperto davanti a noi, con uno svolgimento di cui non sappiamo nulla: ironizziamo, dunque, su noi stessi, che vorremmo capire tutto. Ci stiamo occupando di Dio, dunque di tutto. Ma non abbiamo alcuna ambizione di capire Dio, noi nel tempo presente. Ci basterebbe conoscere e far riconoscere la comune origine delle lingue degli uomini sui 4.287 anni: le ere geologiche sono ere zumere, ir, ‘sentiero’.2

Dio perdoni anche questo ardimento ‘folle’ perché è finalizzato alla pace.3

Il fine ireneo possa moderare la probabile ironia divina, che GESH.UB4 perdonerà.

Possiamo, intanto, storicizzare le Dieci tesi astoriche sulla Qabbalah, che Scholem descrive da pag. 91 del suo libro5 [li.bru è gioia (li) del contenitore (bru) in zumero]:6

Lo studio filologico di una disciplina mistica come la Qabbalah ha in sé un aspetto ironico. Il suo oggetto è una coltre di nebbia – la storia della tradizione mistica – che avvolge il corpus, lo spazio della cosa stessa: ma quella nebbia promana dalla cosa stessa.7

Cioè da Dio!, il fine della Qabbalah ebraica: ‘un sistema medievale che riconduce ogni lettera alfabetica ed ogni numero a Dio’. Dunque, ambisce a tradurre tutto in Dio. A noi offre l’opportunità di leggere le parole conservate nei millenni, l’altra faccia di Dio [U vel O]. Vi par poco?

Ironia vuole, ad es., che la parola lat. corpus etimi da zumero kur.shup – vel kur.shub!: ‘gettare (shub) Adilà (kur)’ – ovvero, l’eme ghir, ‘lingua’; kur.push esce semplicemente dal rigiro di kur.shup, ‘Aldilà (kur) gettare (shup)’.

Poiché l’ironia è divina, non stupirà il lettore il riconoscere anche latina tempus rivelata da te.em.shup8 [benché celato da Antashubba, il demone della perdita della conoscenza,9 chiarissimo nel rigiro dal fondo ba.bu.shat.an].

Prosegue Scholem:

Ora, sotto tale coltre rimane ancora qualche residuo della legge stessa, che il filologo possa cogliere, oppure in questa prospettiva storica scompare proprio l’essenziale? Rispondere a questa domanda è difficile per la natura stessa della ricerca filologica e così la speranza di cui la filologia si nutre conserva un che di ironico da cui non può affrancarsi. O forse l’ironia risiede già nell’oggetto stesso della Qabbalah, prima ancora che nella sua storia?10

Io ho moltissimo rispetto per Scholem, che mi sintetizza il pensiero ebraico sulla Qabbalah. Perciò, osservo sommessamente: Abramo, fuoriuscito da Ur III, l’ultima capitale zumera intorno al 1.850 a.C., che lingua parlava se non il zumero?

Infatti, Qabbalah conserva zumero Kabbalah, dove la h collega con l’Altromondo: hubur.

Vi propongo i pezzi separati significativi della Kabbalah zumera:

ka…ba

to open the mouth; to speak, talk; to converse; used when speaking to social inferiors – the belittle (cf., gu3…sum) (‘mouth’ + ‘to give’).11

Aprir bocca’, veneto: bacàr (che potete leggere lcz su ka…ba).

ka-ba-ba-um

(cf., ga-ba-bu-um [shield, scudo]).11

Continuate da –um in lcz ummu ed avrete l’umano da cui farsi scudo. Dalla bara dell’incomprensione si può uscire:

ka2-bar-ra

outer door (‘gate’ + ‘outside’ + nominative).11

Nel seguente, leggete lcz ka-me in me-ka, ‘mecca’ di La Mecca, città santa islamica:

ka2-me3

wings of a temple door (‘gate’ + ‘battle’).11

Adesso, fatti gli esercizi semplici d’approccio, provate ad osservare la mano sinistra divina (gish)kab introduttiva a kab ba la, mano anima -va oltre- in Aldilà h:

(gish)kab

a wooden in metal cross piece on a harness or bridle – bit; the lead rope or bridle itself; fetter, shackle; cage; trap; chamber, cell (cf., gubu3 [KAB] [anche gab2-bu: left (hand/side) (cf., hab and hub2 ; the left was the hand that stank from wiping escrement (la sinistra era la mano che si usava per conficcare gli escrementi ad asciugare – la mano sozza).12

(gish)kab-il2 (-gigir)

weight-bearing beams on a chariot; axle (‘cross-piece’ + ‘to raise, support’).12

In quest’ultimo lemma, riconoscete Dio-portatore in il2 [ignoto ad Halloran] ed avrete la mano sinistra divina che conduce il carro celeste di stelle.

Riassumo quanto ho scritto: Israele è storicizzabile, come lo sono i zumeri-accadi, che insistettero nello stesso territorio.13 Qabbalah fu stata Kabbalah: è storicizzata.

L’osservazione delle stelle del cielo14 paragonata con i fatti, le cose, le piante, gli animali, gli umani della terra combinò prima i primi sette dèi poi l’unico Dio con tutto: O il circolo moderno, U zumero: il top del sacro!

 

Carlo Forin

 

 

1 Elaborata nel febbraio 2005 in ANTARES, dagli dèi di Babele alle lingue d’Europa, 4274 anni dopo la morte (2279 a.C.) del re Rimush [cammino del serpente], figlio di Sargon il Grande, con successione dell’altro figlio Manishtushu.

2 Ir7 wild pigeon.

3 Almeno nella convinzione di chi scrive.

4 Albero. Cielo.

5 Gershom Scholem, Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, Adelphi, 19987, pp. 102, € 10,00 (foto).

6 Lo ribadisco gioioso.

7 Gershom Scholem, op. cit.: 93.

8 ‘Connetto (te) la parola divina (me) e la getto (shup)’.

9 Giovanni Pettinato, Angeli e demoni a Babilonia, A. Mondadori, Milano, 2001: 123.

10 Gershom Scholem, op. cit.: 93.

11 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 131.

12 Ivi: 134.

13 C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe [Giobbe, 1]: Uz < En Zu, Signora Luna a Zumer.

14 Molto simile a quella odierna fatta salva la precessione degli equinozi determinata dal giro della Galassia.


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