Diario di bordo
Gino Songini. E non mi si venga a dire che non ci sono soldi
30 Dicembre 2006
 

...intanto i ministri dell'Economia e della Giustizia trovino una soluzione per rendere più efficiente il recupero delle pene pecuniarie e del denaro confiscato dalla Procure...

(da un reportage)


Nessuno sa raddrizzare le gambe ai cani. Questo per chiarire che siamo perfettamente consapevoli di quanto sia facile denunciare le storture che ci circondano e quanto più difficile porvi rimedio. Meritevoli inchieste giornalistiche e televisive denunciano da decenni, ad esempio, sprechi e malversazioni nella pubblica amministrazione, senza per questo che chi di dovere (Governo, Regioni, Comuni, Consigli di amministrazione, ecc.) provveda a rimediare a una situazione a volte semplicemente scandalosa. Chi ha responsabilità politiche e amministrative pare non sentire da questo orecchio. Anni or sono, il deputato piemontese onorevole Raffaele Costa avviò una meritoria campagna contro gli sperperi della pubblica amministrazione, sollevando un vivace dibattito tra le forze politiche e gli opinionisti di varia estrazione. Ma anche la sua battaglia non ottenne grandi risultati. Non solo, ma di queste iniziative si finì per parlare sempre meno e le battaglie dell'onorevole Costa divennero sempre più simili a quelle di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Lo stesso avviene, come detto, per molte inchieste giornalistiche. E allora, cosa mai potrà fare di fronte a questo vero e proprio “muro di gomma” la flebile voce del Gazetin? Pressoché nulla, ovviamente. Purtuttavia, di fronte al dilagare di un malcostume amministrativo intollerabile non si può far finta di niente. Lo Stato, le Regioni, le Province, le Asl, gli enti pubblici di qualsiasi tipo (nessuno sa quanti sono) diventano ogni giorno di più carrozzoni clientelari sui quali si compiono abusi semplicemente pazzeschi. E le eccezioni, come si sa, confermano la regola. I cattivi esempi si sprecano: vigili urbani assunti per non effettuare mai un'ora di servizio sulla pubblica strada (a Napoli su 3.500 vigili urbani soltanto 500 lavorano in strada: cosa mai faranno gli altri?), abusi vergognosi compiuti a danno della collettività che invece di essere sanzionati vengono premiati con risarcimenti miliardari (lo Stato pagò mille miliardi di lire di risarcimento agli eredi del finanziere Nino Rovelli), scempi edilizi come l'ecomostro di “Punta Perotti” demolito a spese dello Stato, terreni demaniali abusivamente occupati, pensioni di invalidità a calciatori professionisti e a ciechi che guidano, ecc. Tra gli infiniti scandali non c'è che l'imbarazzo della scelta. La Regione Sicilia eroga annualmente ventun miliardi di euro di stipendi ai suoi dipendenti: è stato calcolato che con questa enorme somma si potrebbero distribuire 21.000 euro annui a ogni famiglia siciliana! E invece... e invece nell'isola i giovani non trovano lavoro o si devono accontentare di impieghi precari malamente retribuiti, senza alcuna prospettiva per il futuro. Già, per loro mancano le risorse. Del resto, se al direttore generale dell'Agenzia per le Acque e i Rifiuti della Regione Sicilia vengono pagati 1.558 euro al giorno (fate voi i conti, amici lettori, di quanto costui si becca ogni mese), cosa può rimanere per i giovani disoccupati? Se a ogni “dirigente” della Regione (e negli uffici della Regione Sicilia i “dirigenti” sono numerosissimi) vengono pagati 230.000 euro l'anno, cosa può rimanere per le famiglie isolane?

Negli elenchi delle Asl della Regione Calabria sono registrati più di 2.400.000 assistiti. Ebbene, udite udite, gli abitanti della Calabria sono esattamente 2.043.000. Chi avranno mai registrato in quegli elenchi per i quali lo Stato sborsa fior di quattrini? I vivi, i morti, i greci, gli egiziani? E chi deve rispondere di queste cose?

A Taranto il Comune spende 4 milioni di euro per pulire 4 (quattro) vespasiani, ovvero 4 bagni pubblici, impiegando allo scopo 57 operai. Ogni commento è superfluo.

Ho ricordato alcune situazioni deplorevoli presenti nel Mezzogiorno d'Italia. Ma abusi e malversazioni avvengono soltanto a sud del Garigliano? Purtroppo no. Non dimentichiamo che in alcune Regioni italiane, non necessariamente dell'Italia meridionale, si va tuttora in pensione anche dopo un solo mandato di consigliere regionale. E questo indipendentemente dall'età del beneficiario, il quale può trovarsi “beneficiato” di una ricca pensione anche giovanissimo, magari alla veneranda età di trent'anni. Ma andiamo avanti. Le retribuzioni di molti dirigenti di società pubbliche sono tanto assurde quanto scandalose. Tra l'altro questi personaggi, a differenza dei dirigenti dei gruppi privati, pare non debbano neppure rispondere dei bilanci in rosso o delle catastrofi contabili a cui hanno condotto le loro società. L'ex presidente e amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato dott. Elio Catania se n'è andato con 5 milioni (qualcuno dice 7) di euro di buonuscita, nonostante le Ferrovie siano sull'orlo della bancarotta e offrano all'utenza un servizio tra i peggiori d'Europa. Il dottor Giancarlo Cimoli, presidente e amministratore delegato di Alitalia, altra società in crisi nera da anni, guadagna 3 milioni di euro l'anno.

Ma lasciamo la Sicilia, la Calabria, la Puglia, Napoli, le Ferrovie dello Stato, l'Alitalia e veniamo a noi. E cominciamo col chiederci, amici lettori, se è mai possibile che sul nostro territorio provinciale possano ancora esistere, nell'anno di grazia 2006, Comuni con trenta abitanti. Se è vero come è vero che i Comuni con meno di 5.000 abitanti vengono definiti “piccoli”, come potremmo definire un Comune che non arriva neppure a 50 abitanti? Ma è o non è uno spreco, oltre che un'assurdità amministrativa, mantenere in vita simili enti? In provincia di Sondrio, su 78 Comuni, solo 4 (!) hanno più di 5.000 abitanti. Molti non arrivano a 500 residenti. Non sarebbe ora di pensare a una radicale revisione di questi enti territoriali? Vogliamo continuare con un'organizzazione amministrativa del tutto obsoleta e irrazionale?

Ma poi non è solo questione di riorganizzazione amministrativa e territoriale. Occorre tornare a un controllo effettivo dell'attività delle amministrazioni per impedire sperperi e illeciti che spesso gridano vendetta a Dio. Per non rimanere nel vago faccio l'esempio concreto del mio Comune. Per dirne una, come si è potuto pensare di costruire a Cataeggio un Municipio mastodontico, occupando tra l'altro gran parte della storica piazza, per un Comune di poche centinaia di abitanti? E pensare che il precedente Municipio, più che sufficiente e dignitoso, era stato inaugurato soltanto nel 1975, quando la popolazione residente era superiore a quella attuale! Come si è potuto occupare quello che rimaneva della (ex) bellissima piazza con un fontanone del tutto sproporzionato, oltre che assai costoso, quando a pochi metri già esisteva, come tuttora esiste, una graziosa fontana in granito donata da un artigiano? Come si è potuto demolire un campo sportivo appena costruito (spogliatoi compresi) per costruirne un altro che invece di porsi in direzione nord-sud si pone in direzione est-ovest? Forse per cancellare l'attività amministrativa della precedente giunta? Se siamo arrivati a questo punto non dobbiamo viaggiare fino in Puglia e in Sicilia per trovare esempi di sprechi e di cattiva amministrazione. Ma è mai possibile che nessuna magistratura contabile vada mai a verificare come stanno le cose? E non mi si venga a dire che non ci sono soldi. Una volta, di fronte a irregolarità amministrative di varia natura, un cittadino arrabbiato poteva dire: “Vado dal Prefetto!”. Adesso coloro che vogliono chiarezza su quanto combinano le amministrazioni comunali non sanno più a che santo rivolgersi. È pur vero che i sapientoni di turno, quando sentono questi discorsi, dicono con tono solenne: “C'è la magistratura!”. Ma, santo cielo, perché mai intasare i tavoli dei magistrati quando molte malefatte dovrebbero essere preventivamente evitate con opportuni controlli amministrativi? Quando si ricorre ai magistrati è sempre troppo tardi: i giochi sono fatti. Tra l'altro, se il cittadino che denuncia non è in grado di dimostrare la rilevanza penale della sua denuncia, può correre il rischio di essere incriminato per diffamazione. Come dire: il danno e le beffe. E poi, a parte il fatto che per i ricorsi legali è bene servirsi di un avvocato (che non lavora gratis), si sa che non è compito della magistratura controllare preventivamente l'attività di un Comune o di un altro ente pubblico. Le attività delle pubbliche amministrazioni devono assolutamente tornare sotto il controllo gerarchico di altri organi amministrativi agili ed efficienti (non i TAR!) in grado almeno di impedire gli scandali più gravi. Insomma, qualcosa bisogna pur fare. Se invece va bene così, allora smettiamola di lamentarci e accontentiamoci di pagare le tasse a uno Stato, a delle Regioni e a dei Comuni che hanno riscritto a loro uso e consumo l'articolo primo della Costituzione italiana: “L'Italia è una repubblica democratica fondata sullo spreco”.

Buon Natale, amici lettori.

 

Gino Songini

(da 'l Gazetin, dicembre 2006)


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276