Affrontare il groviglio della realtà in cui si è chiamati a vivere comporta coraggio, forza, prudenza e tanto altro ancora. Quando ciò manca o ci si dà alla fuga o ci si nasconde.
La fuga si rivela inutile perché, come scriveva Seneca nelle Lettere a Lucilio, “si fugge sempre con se stessi…” e… allora si preferisce nascondersi dietro maschere, tendenza diffusa nelle diverse forme.
Ci si nasconde nell’ipocrisia, una sorta di autoinganno pur di salvare il proprio status sociale.
Ci si nasconde nel disinteresse per il “pubblico” rifugiandosi nell’egoistico individualismo, nell’interesse privato, nel disprezzo degli altri, nell’isolamento altezzoso, nel piacere.
Ci si nasconde nel qualunquismo, nell’apparente trascuratezza, nella menzogna, nell’indifferenza.
Proprio sull’indifferenza, voglio ricordare una significativa frase di Anton Cechov che si legge in Una storia noiosa: “Dicono che i filosofi e i veri saggi sono indifferenti. È falso. L’indifferenza è la paralisi dell’anima, è una morte prematura”.
Evgenij Evtusenko, poeta e scrittore russo del Novecento, invece, ci lascia sul tema del “nascondersi” il seguente testo:
Ci sono vari nascondigli
ci si nasconde in uno sghignazzo
oppure in un lamento
ci si nasconde nelle piccole verità meschine
oppure nelle grandi menzogne
ci si nasconde nelle fatiche e nella danza
nel vino e nel calcio, nelle barzellette o nelle carte;
ci si nasconde come bambini…
ci si nasconde persino nella natura
nei libri immortali, nel lavoro e nell’amore.
Lo so la vita è complicata;
ma se in essa c’è qualcosa di male,
non ci si deve nascondere,
ma battere!
(Da: Evgenij Evtusenko, Poesie. Trad. Alfeo Bertin, Garzanti, Milano, 1971)