28. Un architetto molto impegnato sentenzia: «la Valtellina non ha una sua architettura», contesta la mia proposta di studiare gli insediamenti della nostra valle. Io sono da sempre convinto che la forma architettonica rappresenta la mente di chi abita un luogo. La matita disegna un forte, un castello e una paese a cavallo del fiume: non sono disegni fantastici ma sono la rappresentazione di strutture esistenti cui ho tolto le sovrapposizioni volute dall'uomo e dal tempo.

Ho conosciuto contadini che avrebbero potuto insegnare architettura in facoltà, ho conosciuto docenti che avrebbero avuto bisogno di una zappa per capire perché si costruisce. Appartenere ad un ordine professionale è indispensabile per progettare, il territorio costruito in Valtellina è opera di architetti raffinatissimi privi di laurea non certo iscritti ad un ordine professionale, la nostra professione laureata è riuscita in mezzo secolo o poco più a distruggere anche il senso del costruire per sostenere la vita, ha rinunciato all'estetica dell'economia privilegiando l'estetica dell'avere. L'orizzontalità di una piazza sul terreno in pendenza richiede un'opera di sostegno importante, quando la pietra era il solo materiale a disposizione piedritti e archi risolvevano un problema statico realizzando stabilità con la minima spesa, la Valtellina ha una serie di manufatti di questo tipo dal lago all'alta valle, sono manufatti spesso sviliti da interventi “moderni” privi di senso.

L'architetto molto impegnato conosce ogni catalogo dell'architettura decorativa la cui stabilità è demandata allo strutturista, sorride di compassione quando gli dico che per fare un arco in pietra bisogna usare la squadra tonda... lui ammira i ponti di Calatrava ma non conosce i disegni a mano libera di questo architetto.

Giuseppe Galimberti

Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca

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