Ama il mito Nicola Dal Falco, giornalista e scrittore romano residente a Lucca, come ha già dimostrato in alcune sue recenti pubblicazioni di prosa, tuttavia non recupera il mito greco, bensì quelli tramandati dalla voce del vento nelle gole delle nostre montagne, oppure, come in questa raccolta di poesie, lui cerca la divinità che trascorre per boschi, prati e acque, e che ha dato origine al tutto. Una interpretazione poetica e personale del divino.
L’origine di tutto ne La dama alla fontana è una donna, dea madre, Melusina, che «appena si mosse,/ solo spostando il corpo/ divise il cielo dal mare», un atto creativo realizzato con passaggi di estrema sensualità: «Ora, il mondo stava tutto/ racchiuso nell’uovo, separato/ e perfetto, corpo da corpo/ ai piedi della prima dea,/ ma anche del tempo, suo/ legittimo figlio». Questo divino avvolge la Terra, si stende dappertutto, modella i boschi, i prati, le fonti, distribuendo bellezza.
È un rimando al Pan carducciano, quello che «sull’erme alture/ a quell’ora e nei pian solingo va», ma questa dea è ancora di più, è creatrice e creatura stessa. Come il Dio cristiano è al di sopra di tutto e al tempo stesso ogni sua creatura e ogni luogo ne attestano le meraviglie.
C’è una storia di attese e di incontri nelle liriche di Dal Falco, che si sviluppa in quattro sezioni: Nel bosco, Alla fontana, Melusina, Raimondino. Ma al di là della storia e della interpretazione mitica della natura, quello che colpisce della poesia di Dal Falco, è la capacità di sentire la natura, di ascoltarne le voci, anche i minimi scricchiolii, anche il cader di una foglia tra i rami. Di rendere suoni, colori che cangiano – preferite le stagioni di mezzo con luce meno aggressiva ma con colori squillanti – profumi che il vento diffonde e disperde. Gli uccelli dipingono il cielo, schiamazzano forte, ma nel bosco sussurrano e parlano piano, quasi a rispettarne la sacralità. Il bosco è vita rigogliosa di rami e profumo di muschio lento e di creature del sottobosco; ovunque si sente scorrere l’acqua di una sorgente pura tra i sassi, qua e là un sentiero si apre in un saliscendi tra colline e valli, in uno schioccare di rami all’aprirsi del passo. Non si trascura nemmeno il midollo della vite e del sambuco, una pietra spaccata ai lati del viottolo, gli avvisi del cuculo. Fonte di vita il disco luminoso del sole, intrigante la luna misteriosa e invitante, che “riposa l’anca sullo stagno”. Il vento non soffia mai con forza, è sempre una brezza leggera che volta le nubi come se sfogliasse le pagine di un bel libro, vento che è soffio vitale e fecondo che avvolge il creato.
Ricca di simbologia la lirica di Dal Falco, dove gli elementi della natura e la Terra stessa sono pienamente umanizzati e soffrono anch’essi, ma con la rigenerazione della Terra all’avvicendarsi delle stagioni ed un suo risorgere, come il serpente dopo l’exuviazione; si sente tuttavia la presenza del tempo che scorre impietoso, che non evita il dolore ad ogni nascita perché «il domani/ è senza possesso, il tempo/ una ruota che avanza/ sempre ferendo».
Marisa Cecchetti
Nicola Dal Falco, La dama alla fontana
La Vita Felice, 2017, pp. 98, € 13,00