17. È un tempo fatto di “balle”, uso questo vocabolo per essere compreso anche da chi non è “colto”. I trattati di economia mi hanno sempre annoiato, non sono in grado di capire un sistema che marginalizza il lavoro e premia il finto lavoro del terziario avanzato. Al tavolo bianco dell'ordine professionale si discute sul piano di coordinamento provinciale, è un elaborato pesante, analizza la situazione di fatto senza commentarla, le sue proposte sono allineate alla società che divide anziché unire. Non deve esistere, a mio avviso, un piano agricolo scisso da quello riguardante la caccia, non deve esistere urbanistica senza lo studio territoriale che giustifichi il perché si costruisce in un luogo caro all'acqua del fiume o caro alla massa sospesa di sassi, l'economia che crea lavoro usando l'ignoranza penso non sia economia, quando vedo reti stese su rocce ai cui piedi è stata costruita la casa che l'urbanista ha permesso, quando osservo le foto del 1987 con le case a bagnomaria nell'acqua del fiume mi chiedo perché la modernità non sa leggere la geografia del territorio e poi chiama scienza l'urbanistica incapace di opporsi al politico che giudica il consenso ottenibile usando l'ignoranza. Questa povera politica chiamata democratica ha distrutto in pochi anni il sapere di chi usava la logica per sopravvivere in un territorio difficile, di chi viveva con quello che sapeva produrre. Il vero “urbanista” sta ben attento alla storia di un luogo, sta ben attento ai racconti di chi l'ha vissuto, sta ben attento quando legge i trattati di economia che valutano insignificante la logica territoriale privilegiando la logica dell'avere tutto e subito, ma il vero urbanista non è gradito alla politica gestita da chi l'ha ridotta a mestiere super remunerato. Il vero politico è chi ancora sa sognare un mondo più giusto.

Giuseppe Galimberti

Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca

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