Lo scaffale di Tellus
Gordiano Lupi. “Anton Giulio Mayano - Il regista dei due mondi” di Mario Gerosa
10 Febbraio 2017
 

Mario Gerosa

Anton Giulio Mayano

Il regista dei due mondi

Falsopiano, pp. 300, € 20

 

Sono molti i personaggi del mondo cinematografico e televisivo che ancora attendono una rivisitazione storico-critica, ma uno davvero importante e dimenticato era Anton Giulio Majano, autore colto e brillante che tanto ha contribuito a diffondere l’uso della televisione nelle nostre case e che ha fatto conoscere – più di tanti polverosi accademici – la letteratura al nostro popolo. Bene ha fatto Mario Gerosa – che conosciamo per aver letto e apprezzato i forbiti saggi su Terence Young, Roger Vadim, James Bond, Ernest B. Schoedsack  –, a riportare l’attenzione sul re degli sceneggiati, un uomo che dai contemporanei veniva disprezzato e definito in maniera irridente come autore delle solite majanate. Per fortuna certi critici dallo sguardo miope sono morti dimenticati, mentre l’autore delle majanate – che hanno contribuito ad alfabetizzare l’Italia – oggi viene celebrato come autore meritevole di essere studiato e analizzato con attenzione certosina.

Ecco, il libro di Gerosa, se mai qualcuno pensasse di organizzare un seminario su Majano o un corso di specializzazione sullo sceneggiato in Italia all’interno di una scuola di cinema, sarebbe un testo perfetto. Perché c’è proprio tutto. Il cinema vede Majano regista di un pugno di pellicole, tra queste spicca la mia preferita Seddok (l’erede di Satana) del 1960, di cui ho parlato nella Storia del cinema horror italiano, volume uno. La televisione è il mezzo per eccellenza con cui si esprime Majano, dal 1954 al 1986, regalandoci opere indimenticabili come Piccole donne, Capitan Fracassa, L’isola del tesoro, Delitto e castigo, La cittadella, Il tenente Sheridan (riprendendo la serie ufficiale di Mario Landi – un altro grande! – per il primo spin-off a tema donne), Davide Copperfield, La fiera delle vanità, La freccia nera (il lancio di Loretta Goggi!), …E le stelle stanno a guardare, Marco Visconti, Castigo, fino al canto del cigno con l’onirico Strada senza uscita. Se la televisione ha fatto cultura lo dobbiamo anche a lui, in tempi cupi come i nostri che tanto fanno sentire la mancanza di simili intelligenze – forse ci è rimasto soltanto Pupi Avati – capaci di usare parole che sembrano antitetiche (ma non lo sono!) come genere e cultura, popolare e letterario.

Majano ha lavorato con grandi attori come Alberto Lupo (il medico della Cittadella), Orso Maria Guerrini, Anna Maria Guarnieri, Eleonora Giorgi, Mario Maranzana, Lea Padovani, Grazia Maria Spina, Ubaldo Lay, Giuliana Loyodice, Mita Medici, Roberto Chevalier, Marcello Giannini, Ilaria Occhini, Giuseppe Pambieri… l’elenco sarebbe interminabile. Collaboratori fidati come Riz Ortolani e Sandro Tuminelli, sceneggiature rigorose e rispettose dell’apparato letterario, hanno contribuito a fare cultura nelle case di un’Italia da ricostruire. Non è azzardato affermare che molti italiani conoscono Dostoevskij, Dickens, Stevenson e Cronin (per tacer degli altri) soltanto grazie ai suoi sceneggiati. Non è mica poco.

Il solo difetto del libro di Gerosa è il prezzo – ma non è colpa dell’autore – perché 20 euro per trecento pagine stampate su carta bianca uso mano e copertina flessibile senza risvolti è troppo. La colpa è di un’Italia che legge poco e gli editori commerciali devono pur difendersi con basse tirature e alti prezzi, se vogliono sopravvivere.

 

Gordiano Lupi


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