Ordine di farfalla [15-23]
Carlo Forin. Canoscenza
07 Febbraio 2017
 

Richiamo l’oraziòn picciola di Ulisse con l’introduzione Wikipedia, cui rimando.

Questo testo wikipedia è da preferire a quello di Carlo Steiner della Divina Commedia usata anche da mio papà Gino, che frequentò il vescovile Collegio Dante di Vittorio Veneto, scuola che prese il nome nel 1924 dal ‘perdono’ dato a Dante da Benedetto XV con la sua 11ª enciclica In praeclara summorum del 30/04/1921. A parer mio, ma mi posso sbagliare perché sei secoli sono lunghi da verificare, Dante diventò il massimo poeta per la Chiesa da questa enciclica. Che altri indaghi perché posso sbagliare. Sarebbe una misericordia faticata secoli!

L’analisi Treccani e l’analisi Garzanti on line sono interessanti, ma interne all’italiano e non discernenti. Vogliamo andar oltre?

Un dialogo con Patrizia mi ha convinto del tutto che Dante usò la parola canoscenza mettendola in bocca ad Ulisse nell’orazione fatta ai compagni: considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.

Se noi analizziamo ‘cano-scienza’ come parola composta del verbo latino cano, ‘io modulo/canto’, unito col sostantivo scientia, ‘scienza’, cominciamo ad intravvedere una conoscenza linguistica etimologica, che Dante riconosceva al suo maestro Virgilio, autore de Aeneides con incipit:

Arma virumque cano…

Ernout e Meillet narrano nel Dictionnaire ètymologique de la langue latine:

cano, -is, cecini, cantum (mais cantaturus emprunté à canto et caniturus à basse époque) canere […] C’est un terme de la langue augurale et magique, dont les formules son des mélopées rythmées.

Cano è un termine augurale e magico in un uso modulato su melopee ritmate.

Cano rinvia a zum.:

ka(-g)

mouth; opening, branching (of a canal) [KA archaic frequency].1

ka

in the large usage, the difference between a rough measuring and a final measuring of a quantity of grain. (es.: anima).2

nu

image, likeness, picture, figurine, statue [NU archaic frequency].3

L’immagine (nu) dell’aprire la ‘bocca’ (ka) parola che emerge dalla lettura retrorsa di:

ka…ba

to open the mouth; to speak, talk; to converse; used when speaking to social inferiors – the belittle (cf., gu3…sum) (‘mouth’ + ‘to give’).4

nel veneto bacàr, ‘no sta bacàr’ (non aprir bocca).

I 6.400 lemmi del Sumerian lexicòn di Halloran sono pochi. Potremmo riconoscere:

bu (-bu) –i

n., knowledge, awareness; shoot, scion, offspring (Akk., edutu, nipru).

v., to grasp, clench; to sprout (cf., bur12/bu; bul(5)/bu(5)).5

Ed apporlo a ka: ka…bu; bu.ka è sia ‘conoscenza di bocca, vel canto’ sia ‘conoscenza di anima, vel della persona che parla’.

In lat. canto è verbo ‘io canto’, è suono, canto, è vaticinio, predizione, presagio, formula magica, incantesimo, carme, versi.

 

Carlo Forin

 

 

1 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 131.

2 Idem.

3 Ivi: 208.

4 Ivi: 131.

5 Ivi: 34.


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276