Nel grande prato circondato da alberi imponenti, che sta fra la reggia di Caserta e il suo magnifico parco, pieno di fontane ruscelli cascate e stagni popolati di statue mitologiche, si è conclusa ieri mattina l'avventura iraqena, per noi. Ero stata invitata come tutti dal ministro Parisi a prendere parte anche -alcuni giorni addietro- al rientro della bandiera di guerra del reparto che per ultimo lasciava il suolo dell'antica Babilonia: ma non ci ero andata, sembrandomi strano che una missione di pace abbia una bandiera di guerra. Ieri però ho scoperto che tutte le bandiere militari sono “di guerra”, non capisco perché non si debbano chiamare militari o del tale o talaltro reparto arma spedizione ecc.
Partita da Roma in treno sono arrivata a piedi davanti alla reggia e poiché non ero in macchina non ho potuto passare per la porta delle "autorità", le quali -si vede- non vanno mai a piedi. Mescolata ai comuni mortali ho fatto una bella passeggiata al bordo del prato e infine un bersagliere si è reso conto che dovevo raggiungere il palco perché ci sono anche autorità di fanteria.
Nel complesso la cerimonia ha avuto un tono simpaticamente poco marziale, l'impianto di amplificazione funzionava male, i soldati erano anche poco allineati e non sempre col passo ben coperto, uno è classicamente svenuto: insomma per fortuna niente di prussiano. Anche le parole di Parisi e di Napolitano sono state corrette e non hanno nascosto il giudizio negativo che sulla spedizione era stato dato dall'allora opposizione. Il cerimoniale militaresco era ridotto al minimo: ma non ho potuto applaudire la scena di due madri, una sorella, una moglie e un padre cui veniva appuntata l'onorificenza per la morte dei loro cari: sono stata a testa bassa e in silenzio. Questa è sempre inevitabilmente la parte falsa di tutte queste cerimonie: nessuno è morto per una ragione buona, se ve ne sono per morire, è anche probabile che più d'una sia avvenuta per esposizione a rischi non ben calcolati o inutili o a scarse protezioni. Napolitano e anche Parisi hanno citato per intero l'articolo 11 e anche la Resistenza. C'è una dolorosa discontinuità in questo. Bisogna ripristinare al più presto il rispetto intero dell'art. 11 e rafforzare scelte favorevoli ad azioni politiche e diplomatiche, cui anche Parisi ha accennato. Ormai anche i consiglieri di Bush convengono che l'Iraq è stato un errore: che si dovrà riparare: non penseranno di cavarsela col solito "sorry sorry" vero?
Lidia Menapace