*
Stormo di corvi
annerisce il cielo
tinto di tramonto.
La vecchia torre
si popola di ombre.
Bisbigliano rimproveri
e vendette, non si ammette
il rilancio d’un sogno.
Vacillo ma non cado,
guardo avanti.
*
Fiume bollente
scava la mente
dilata l’anima.
Sapere ignoto
illumina le notti.
Solitudine feconda.
Si ricrea
il gesto del dono.
*
Incombente
la splendida Falce.
Un brivido,
al tocco del nero mantello.
Risa dalle vuote caverne.
Albeggia.
S’apre un nuovo sipario.
Indosso la mia pelle vera.
*
Tentare
la conquista
d’un pezzetto di cielo.
Una mano da stringere,
se l’astro acceca.
*
Incandescenti lance
o arbusti vivi,
i radi spasmi che uncinano
il pensiero?
Accarezzare il getto o la corteccia?
*
Non t’amo più
amore senza fine.
Amo la pelle viva
dell’amore che cresce
che muta
che fugge e ritorna
e pretende
gridando
perdono e accoglienza.
*
Tramonti da bere ogni sera
come quando,
nella gloriosa malinconia
del cielo che imbruniva,
strepitava l’amore.
*
Il tempo
scava
col suo nerbo
cunicoli e fosse.
Nulla può
contro ombre e fantasmi.
*
Ma come può accadere
che in un battito
breve
s’innalzi l’ara
che raccoglie le spoglie
d’un sogno
e la vuota armatura
a visiera abbassata?
Qui
relegata
la muta di piume e di squame
d’una nuda creatura.
*
L’uomo solo
inibito
tradito
ascolta la quinta sinfonia
di Beethoven
e la riascolta
ad anima spalancata
per ritrovarsi
in Beethoven, allegro con brio.
*
Pur respirando
mi scordai di vivere.
Fu allora
che percepii la vita
come sangue nuovo che spruzza
dalla ferita.
*
Sullo sfondo
di raso nero
la stella
s’immola.
Oro!
Scaglie
fanno corona
ballando al vento stellare.
*
Slanci.
Singhiozzi brevi,
ossa e memorie abbracciate.
Nel luogo abbandonato
splende il biancospino.
*
So,
fatalmente so,
che se tu,
custode d’un amore
esclusivista e puro,
cadessi per stanchezza
dove il verde
si confonde al fango,
no,
non ti perdoneresti.
Ma se cado raccoglimi,
come io ti raccoglierei.
*
Costruire sulla roccia
non salva.
Nel turbine di mutamenti
stranianti
– sfugge il linguaggio dei vivi,
acquista senso il bisbigliare dei rivi –
non appare insensato
montare una tenda sulla sabbia.
*
Groviglio di nodi
a mozzare il respiro.
Poi
– nel sogno –
stelle palpitanti
a comporre codici,
nuovi dilemmi.
*
Perché inseguire comete?
Per afferrare un sasso
basta chinarsi.
*
Giglio di mare
affonda il seme
e muore
per rinascere altrove
a capriccio delle correnti.
*
Comparsa
d’una farsa millenaria
m’innamoro del Cristo
che andava per le strade
a seminare dubbi.
*
Amore
morde
e stritola.
Stretta
nelle spire
fisso lo spacco
delle tue pupille.
*
D’una casa è rimasta
la chiave.
Dava sul mare,
rifugio per schiarite
e tempeste.
Un comignolo fuma
lontano.
Mastico neve
mentre mi ricopre.
*
Evadere.
Scivolare nel labirinto.
*
L’amore nostro:
corsa su neve e nuvole,
schiaffo e preghiera
spasimo battaglia.
Scavammo sentieri
nel granito
e mai,
tremendo amore,
corremmo sui prati.
Il mio rimpianto.
*
Rami agitati
intrecciano legami,
ruggendo il vento estirpa
radici.
A cielo secco
m’avventuro fra rocce
di gesso.
Cerco tra i fossili
il calco d’un bacio,
sapore di china e d’assenzio.
*
Cadute lance
e scudi,
mani
inarrendevoli
tornano a tessere
corredi.
*
Quando in spiccioli
si conta il tempo che rimane
si comincia a nascere,
ad aprire gli occhi in cerca della luce
che non abbaglia,
del calore che non ustiona,
della voce che riposa.
Quando il tempo scade
si apprende il valore del tempo
e della vita,
tenace come dente di leone
effimero come bolle di sapone.
*
Poni su noi, Eterno,
le mani sul capo
nel gesto benedicente degli
avi
e scaccia lontano
l’ombra del male
(lontano, lontano)
che la dissolva la luce
delle forze benigne.
*
Canto d’onde
instancabili e frementi
consumano sassi
frantumano conchiglie
per nuove spiagge
lambite dall’azzurro
dove i bambini
costruiranno castelli
senza merli e ponti levatoi.
*
Tane di smeraldo.
Aprirsi all’alba
nudamente
fra manne di spighe.