Il 23 agosto 1908 nacque a Glasgow, in Scozia, l’artista Hannah Frank. I genitori di Hannah erano ebrei emigrati dalla Russia. Negli anni dell’università Hannah scrisse poesie, fu vicina al sionismo e pubblicò alcune illustrazioni sulla rivista Gum. Nel 1939 sposò Lionel Levy, un intellettuale ebreo, e le sue opere, negli anni successivi, si ispirarono alla condizione del popolo ebraico in Europa. Disegni e incisioni, in bianco e nero, riflettevano l’infinito dolore che circondava le comunità ebraiche durante gli anni del nazismo. Le sue figure di profughi riflettono il martirio di milioni di esseri umani braccati, spogliati di ogni bene, deportati e assassinati nei campi di morte. O costretti a nascondersi, come la sua omonima Anne Frank, che sperava invano di sfuggire a un destino tragico all’interno di un alloggio segreto in Prinsengracht 263, ad Amsterdam. Dopo la guerra, Hannah continuò a realizzare i suoi disegni e le sue silografie in bianco e nero, che ricordano ia tecnica della carta ritagliata (Papierschnitt) tipica degli ebrei dell’Europa orientale, ma relegata nel limbo della dimenticanza dopo l’Olocausto. Solitudine, dolore e vulnerabilità si notano anche nelle sculture dell’artista, una produzione importante che caratterizzò i suoi anni della maturità.
Roberto Malini