Genova – Il destino di Alì, ragazzino di 12 anni, era stato deciso dai jihadisti: doveva farsi esplodere a Kirkuk, capitale del Kurdistan iracheno, uccidendo nell’esplosione quanti più curdi possibile. Lo stesso destino del bambino trasformato in una bomba umana dai fondamentalisti islamici a Gaziantep, in Turchia, dove sabato scorso, durante una festa di matrimonio, sono morti più di cinquanta curdi, fra cui tanti ragazzini come lui. Per fortuna, le autorità si sono accorte di Alì, della sua esitazione, del suo tremore. Così l’hanno fermato e perquisito, trovandogli addosso una cintura esplosiva, sotto alla maglietta del Barcellona, con il numero dieci di Messi. L’ordigno è stato disinnescato e il ragazzino condotto presso i servizi sociali. Resta, nel paese, il terrore, che ora può anche mostrarsi con gli occhi innocenti di un bimbo. (Roberto Malini)