Madrigale
Il tuo ventre sa più della tua testa
e tanto quanto le tue cosce.
Questa
è la forte grazia nera
del tuo corpo nudo.
Segno della foresta il tuo,
con le tue collane rosse,
i tuoi braccialetti d'oro curvo,
e quel caimano oscuro
che nuota nello Zambesi dei tuoi occhi.
Madrigale
Dalle tue mani colano
le unghie, in un mazzo di dieci chicchi d'uva viola.
Pelle,
carne di tronco bruciato,
che quando naufraga nello specchio, affumica
le alghe timide del fondo.
Canto nero
Yambambò, yambambé!
replica il congo solongo,
replica il nero ben nero;
congo solongo del Songo
balla yambò sopra un piede.
Mamatomba,
serembe cuserembà.
Il nero canta e si sbornia,
il nero si sbornia e canta,
il nero canta e se ne va.
Acuememe serembò,
aé;
yambò,
aé.
Tamba, tamba, tamba, tamba,
tamba del nero che cade;
tomba del nero, caramba,
caramba, che il nero cade:
yamba, yambò, yambambé!
N.B.: Molto è intraducibile. Il poeta vuole rendere il ritmo di un son mulatto, nero, africano, ricco di sonorità a base di tamburo – ndt.
Rumba
La rumba
rimesta la sua musica densa
con un bastone.
Zenzero e cannella...
Male!
Male, perché adesso verrà il nero bullo
con Fela.
Pepe dai fianchi
flessuosi e dorati:
rumbera buona,
rumbera cattiva.
Nell'acqua della tua veste
tutte le mie ansie navigano:
rumbera buona,
rumbera cattiva.
Desidero naufragare
in quel mare tiepido e profondo:
nel fondo
del mare!
Intreccia il tuo piede con la musica
il nudo che più mi strine:
risacca di tela bianca
sulla tua carne creola.
Follia del basso ventre,
alito di bocca secca;
il rum che ti ha spaventato,
e il fazzoletto come briglia.
Ti prenderò già domata,
e ti vedrò assoggettata,
se come adesso fuggirai,
verso la mia tenerezza verrai,
rumbera
buona;
verso la mia tenerezza andrai,
rumbera
cattiva.
Non dovrà esser lunga l'attesa,
rumbera
buona;
né sarà eterna la baldoria
rumbera
cattiva;
ti duoleranno i fianchi,
rumbera
buona;
fianchi duri e sudati,
rumbera
cattiva...
Ultimo
sorso!
Vattene, lascia perdere, andiamocene...
Andiamo!
Meraviglia
Meraviglia del coltellaccio,
diventa lo stesso coltello:
taglia fette di luna,
mentre la luna scompare;
taglia fette di canto,
mentre il canto finisce;
taglia fette d'ombra,
mentre l'ombra svanisce,
quindi taglia e poi taglia
la carne della sua nera cattiva.
(da Sóngoro cosongo, 1931)
Traduzione di Gordiano Lupi