L’11 luglio gli undici campesinos, accusati ingiustamente del massacro di Curuguaty, sono stati condannati dal tribunale composto dai giudici Ramón Trinidad Zelaya, Benito González y Samuel Silvero.
Rubén Villalba, considerato il capo del gruppo, è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo e condannato a 30 anni di prigione più 5 anni di libertà limitata. Louis Olmedo, sempre per omicidio colposo, è stato condannato a 20 anni. Arnaldo Quintana e Néstor Castro a 18 anni. Fanny Olmedo, Dolores López e Lucía Agüero a 6 anni e rimarranno agli arresti domiciliari fino a sentenza definitiva. Felipe Benítez, Adalberto Castro, Alcides Ramírez y Juan C. Tillería a 4 anni di carcere e sono stati liberati per aver compiuto la pena. La sentenza la cui versione definitiva verrà letta il prossimo lunedì 18 è stata accolta da grida di protesta dei presenti in aula e delle centinaia di persone fuori del tribunale. A niente sono servite le prese di posizioni di organizzazioni di diritti umani internazionali, della chiesa cattolica paraguaiana, dell'ex presidente Lugo e perfino del sindaco di Assunción.
Il giudice Zelaya prima di leggere la sentenza ha dichiarato che il processo ha rispettato tutti i principi di giustizia e le garanzia (sic!). Ha inoltre affermato che sul processo si sono scatenate organizzazioni politiche e sociali ed ecclesiastiche che hanno creato nei cittadini disinformazione (sic!).
Il Paraguay di oggi è erede diretto del dittatore Alfredo Stroessner Matiuada, benché questo sia stato deposto il 3 febbraio 1989 e morto una decina di anni fa. Il Paraguay è ancora stronista, nella versione ultraliberista e autoritaria dell’attuale presidente Horacio Cartes. La vicenda del massacro di Curuguaty, il processo e la sentenza ne sono un esempio.
La mattina del 15 giugno 2012 nel Campo Morombi nella provincia di Canindeyú furono assassinati 11 campesinos che chiedevano terra per poter vivere. Le pallottole che assassinarono i campesinos uccisero anche 6 poliziotti, incaricati assieme ad altri, oltre un centinaio, di far sloggiarli, da Marina Kue una proprietà dello stato di mille ettari. Su richiesta dell’impresa privata Campos Morombi, che mai fu in grado di provare la proprietà di queste terre che appartenevano a une a impresa latifondista, Industrial Paraguaya Sociedad Anónima, che a metà degli anni 60 le donò alla dittatura di Alfredo Stroessner, El Rubio, che le mise a disposizione della marina paraguaiana. Di qui il nome di Marina Kue, “Terra della Marina”. Già dal 2004 contadini organizzati tentarono di avere disponibilità di parte di queste terre. Nel 2005 l’allora presidente Nicanor Duarte Frutos firmò un decreto affinché mille ettari di Marina Kue facessero parte della riforma agraria.
A maggio 2012 una sessantina di contadini con donne e bambini occuparono i 2.000 ettari di Marina Kuè a Curuguaty. Il terrateniente Blas Riquelme che si credeva il padrone reagì chiedendo lo sgombero perché ritenne l’occupazione illegale. La sua richiesta, invece, non era legale, in quanto non proprietario della terra; lo mise in evidenza anche un editoriale del giornalista Alcibiades Gonzales Del Valle apparso su ABC Color, il maggior quotidiano paraguaiano e non certo di sinistra. La richiesta venne però accolta dal Ministro dell’Interno del governo di Lugo, Carlos Fillizola, che inviò il Grupo Especial de la Policia Nacional, specializzato in sgomberi di terre occupate. Tutta l’operazione fu illegale, perché le terre appartengono allo stato. Dovrebbero essere processati il giudice, il fiscal, il ministro dell’interno. I contadini aspettavano che andassero a parlare con loro, mostrassero i documenti di proprietà. Non andarono a parlare, furono sloggiati con violenza, con un ordine di perquisizione e non di sgombero, tutto questo processo doveva dichiararsi nullo, assolutamente nullo e mettere sotto processo i responsabili di quest’operazione infame.
La versione immediata ed ufficiale dell’accaduto fu che i contadini armati avevano teso un’imboscata, si parlò anche di infiltrazione dell’EPP (Ejercito del Pueblo Paraguayo), alla quale il contingente di polizia reagì, difendendosi e reprimendo l’attacco. In base a queste bugie il 9 ottobre 2012 dodici contadini vennero incriminati dal Procuratore della Repubblica Jalil Rachid per associazione criminale, invasione di proprietà privata, omicidio colposo, etc. etc.
Vale la pena ricordare che Jalil Rachid che iniziò il lavoro sporco ha rapporti di parentela con la famiglia di Blas Riquelme e lo scorso febbraio fu premiato per come ha gestito accusa e processo a campesinos innocenti è stato promosso a vice ministro della sicurezza interna.
Durante il processo gli avvocati della difesa hanno messo in luce punti critici che richiedevano l’annullamento del processo farsa.
• La proprietà della terra non era di Riquelme, ma dello stato.
• Il materiali sequestrati sono fucili da caccia in cattivo stato, una carabina ad aria compressa, cellulari, cinture, una borsa militare, chiavi di motocicletta, colla per giunti, tutti strumenti inadatti a causare una strage di quelle dimensioni.
• La criminalizzazione arbitraria dei contadini. Non ci sono prove; inoltre la richiesta di habeas corpus è stata respinta.
• Tutti gli accusati sono contadini, nessun poliziotto è stato incriminato. Per la morte degli 11 campesinos nessuno è stato incriminato, fatto indicativo dell’unilateralità delle indagini.
• Investigatori e giudici parziali. Chi condusse l’investigazione è stato Jalil Rachid, figlio di Blader Rachid, ex presidente del Partido Colorado come Blas Riquelme. La famiglia Rachid è coinvolta nell’assegnazione fraudolenta di quantità ingenti di terre.
• Violazione dei diritti di base dei detenuti: ritardi a dare risposta a reclami ed in molti casi nessuna risposta, assistenza medica insufficiente a prigionieri in sciopero della fame, dichiarazioni di testimoni strappate con la tortura.
• Non vennero analizzate le prove a carico e a discarico.
• La scena del crimine è stata contaminata.
• Introduzione di prove precostituite.
• Violazione del diritto di difesa.
E molto altri.
Va sottolineato inoltre che:
Indert, l’istituto che gestisce la riforma agraria, ha dichiarato che Marina Kué appartiene allo stato paraguayano.
L’ex presidente paraguayano Federico Franco, che appoggiò la destituzione di Fernando Lugo, ha ammesso, lo scorso 21 giugno 2015, che il massacro di Curuguaty fu una provocazione. Quanto accadde a Curuguaty, il massacro, fu motivo per processare in parlamento Fernando Lugo e destituirlo.
Che fare ora?
L’ingiustizia richiede da parte degli avvocati difensori un ricorso con richiesta di annullamento del processo e una forte mobilitazione in Paraguay e nel mondo a sostegno degli innocenti condannati.
Francesco Cecchini
Altri interventi di F. Cecchini sul tema:
»» Curuguaty, una ferita nelle vene aperte dell’America Latina (Pressenza, 21/06/2015)
»» Massacro di Curuguaty: ennesimo atto di una tragedia paraguaiana (Pressenza, 17/10/2015)
»» Paraguay, massacro di Curuguaty, la pubblica accusa chiede la condanna dei campesinos (Pressenza, 15/06/2016)