Lisistrata
Lidia Menapace. Il telefono
20 Giugno 2016
 

Sono così vecchia che mi ricordo quando il telefono non c'era ancora e se poi lo si voleva installare, era un vero consiglio di famiglia a decidere. L'uso non ne era consentito ai piccoli per motivi scolastici, vietato telefonare le versioni di latino o le espressioni di algebra. Era motivo di allegria il fatto che se davi il telefono in mano alla domestica, di solito una ragazza di campagna, dicendole “Ti chiama la tua mamma, eccoti il telefono”, vederla impaurirsi da matta al sentire le parole di sua madre arrivare da quella scatola nera. Si imparava che non si telefona a casa delle persone prima delle nove del mattino e dopo le 20 la sera; se si ha proprio bisogno prima o dopo quelle ore, si deve sempre dire 'scusi se telefono in un'ora indiscreta'. Tassativo dire sempre chi si è prima di chiedere a chi si vuol parlare. Se uno/a ti chiama da fuori dicendo “Pronto! chi parla?” si deve rispondere dicendo il proprio numero di telefono e solo dopo che l'interlocutore dice il proprio nome si risponde, insomma una vera etichetta telefonica, in fin dei conti giusta.

A certe condizioni il telefono è uno strumento insostituibile per comunicazioni veloci e circoscritte. Se invece lo si usa per fare conversazione, prima bisogna essersi messi d'accordo con la persona con la quale si desidera chiacchierare.

Tutto ciò premesso, son solita dire che odio il telefono: intendo dire che non mi piace conversare al telefono; per conversare bisogna potersi guardare in faccia di persona, oppure scrivere e aspettare risposta. Personalmente lavoro a notte tarda scrivendo articoli interviste e mail a non finire, dato che so di non disturbare nessuno: le mail si aprono quando si è sveglie e possono esserne arrivate centinaia di notte senza interrompere il vostro sonno. E se vi disturbano da sveglie, basta cancellarsi dalla mailing list, oppure cancellare quella mail che non interessa.

Se invece si tiene il telefono occupato di giorno, a me capita di essere intenta a pensare, il che faccio mentre eseguo lavori di casa, meccanicamente. Se mi si chiama e si attacca un argomento iniziando 'ti ricordi quella volta che abbiamo spettegolato due ore e ci siamo divertite come matte?', io come faccio a ricordarmi?, chissà quante volte ho spettegolato. E se chiedo il nome e mi si risponde 'ma sono Maria' a me vien spontaneo dire 'ma perché non ti chiami Semiramide o Sofonisba? così mi ricorderei: ma come faccio a ricordare con quale delle miriadi di Marie che conosco ho spettegolato chissà dove chissà quando? Intanto il filo di pensiero che stavo inseguendo si è sfilacciato e non torna più e non saprò mai se stavo per scoprire una cosa importatissima per la prossima rivoluzione, sciagurate che siete!

Tutto ciò di nuovo premesso, ho deciso di non rispondere più al telefono fisso, dato che ricevo molte telefonate minatorie e ingiuriose o da parte di chi vuole vendermi qualsiasi cosa dalle automobili agli assorbenti: ho un codice di chiamata e lo do a chi me lo chiede. Rispondo al cellulare che però do solo a persone conosciute discrete e che si impegnano a non divulgarlo a nessuno.

Invece eccovi la mia mail, che può essere data in giro, scritta sui muri e per strada, eccola dunque: lidiamenapace@alice.it - a risentirci...

 

Lidia Menapace


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