Diario di bordo
Marco Cappato: Mia lettera al Foglio sulla questione Sala e nostro ricorso
17 Giugno 2016
 

Caro Direttore,

sulla “Sala d'attesa” dei Radicali a Milano, mi permetto di far notare quanto segue. I dubbi sulla candidabilità di Sala furono inizialmente sollevati da un'inchiesta del settimanale Panorama. Mentre i tifosi facevano il tifo (e Parisi faceva lo splendido dicendo che alla gente queste cose non interessano) noi abbiamo raccolto la documentazione alla base dell'inchiesta e l'abbiamo segnalata alle autorità competenti. Non abbiamo mai detto “per noi è incandidabile”: abbiamo chiesto fosse accertata la verità su fatti di pubblico dominio. Certo, i tifosi anti-Sala facevano il tifo sempre più (e sempre più di nascosto, almeno i politici).

Domenica i milanesi devono scegliere tra i due candidati ammessi al ballottaggio: Sala e Parisi, entrambi con storie ben radicate nel potere italiano, fatto di conflitti di interesse e ruoli intrecciati (la carica in Cassa depositi e prestiti per Sala, la vicenda Metroweb per Parisi, giusto per fare due esempi). Avevamo dunque due possibilità: o portarci a casa la nostra coscienza immacolatamente inutile senza dare alcuna indicazione di voto, oppure infrangere il tabù degli accordi formali (che nessuno fa apertamente, perché tutti han paura di metterci la faccia, e la coscienza) ed allearci al secondo turno.

Avendo scelto di tentare un accordo, l'alternativa era tra decidere sulla base degli impegni politici oppure su eventualità giudiziarie del tutto incerte (per la verità, noi puntavamo a che fosse tutto chiarito prima del primo turno, non dopo il secondo). Non mi pare necessario spiegare proprio al Foglio per quale motivo le ipotesi giudiziarie non debbano prevalere sulla politica, e perché la presentazione di un ricorso non significhi automaticamente avere in tasca la propria sentenza.

Il fatto che per Sala il nostro ricorso non sia stato un ostacolo per stringere un accordo va a suo merito. I demeriti dell'“incongruenza” me li piglio volentieri. I demeriti di “idee vagamente grilline” (cioè i referendum e partecipazione? siamo proprio dei copioni del M5S: dagli anni '70 in poi!) me li piglio volentieri anche quelli. Ci saremo almeno evitati i demeriti del giustizialismo. Almeno spero.

 

Marco Cappato


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