Diario di bordo
Felice Besostri. Austria - Hofer ha perso, ma… 
La sinistra di fronte ai populismi
26 Maggio 2016
 

Siamo stati un giorno e una notte col fiato sospeso: la vittoria è stata decisa dagli austriaci che hanno votato per posta

 

 

Gli austriaci residenti all'estero hanno deciso la partita, influenzati dall'opinione pubblica espressa dai grandi mezzi di comunicazione dei paesi che li ospitano. Vittoria non scontata.

In Svizzera, Francia, Finlandia e persino nelle scandinave Norvegia, Svezia e Danimarca c'è un'altra opinione pubblica, quella dei votanti, che ha gli stessi sentimenti dell'elettore austriaco di Hofer. Certamente i simboli hanno importanza, se avesse vinto Hofer sarebbe stata la prima vittoria di un partito, che, nel secondo dopoguerra, è stato punto di raccolta dei nostalgici del totalitarismo nazista: come se in Italia avesse vinto il MSI di Almirante e Rauti.

La Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ) non è più quel partito, che non superava il 5%: è stato sdoganato due volte (un po' come il MSI diventato Alleanza Nazionale), prima dai socialdemocratici e poi dai popolari austriaci. Oltre a ciò si era fatto un'immagine di “governabilità-governante” con Haider in Carinzia.

Se Hofer avesse vinto, tra l'altro, ci si accorgerebbe che l'Austria è un regime semipresidenziale, dove il Presidente di fatto non ha mai esercitato le sue prerogative perché espressione di due partiti, il socialdemocratico e il popolare, i cui leader aspiravano alla guida del governo.

Se si prescinde dai simboli, le politiche della FPÖ non sono diverse da quelle della FIDESZ di Orban in Ungheria e della SMER di Fico in Slovacchia, che però hanno l'ipocrisia di far parte, il primo del PPE, il secondo del PSE. Ungheria e Slovacchia formano con la Polonia un trio di Governi, che quindi co-decidono nel Consiglio Europeo sulle politiche di migrazione.

La sinistra è stretta nella morsa dei suoi valori da un lato e del concreto pericolo che i migranti siano usati come esercito industriale di riserva per comprimere ulteriormente i salari e destrutturare il welfare. Si dà così nuovo alimento ai populisti xenofobi, che imputano agli stranieri, e non al capitalismo, la perdita del lavoro. Costoro si oppongono allo smantellamento del welfare, ma sono del pari contrari la sua estensione ai non-cittadini stranieri.

C'è una bella strada in salita davanti alla sinistra.

Il pericolo è stato sventato di minima misura grazie al soccorso postale verde in favore di Van den Bellen: una distanza minore di quando in Francia la gauche, per stoppare la vittoria del vecchio Le Pen, dovette votare per l'ultra-conservatore Chirac. Turandosi il naso.

Tiriamo, quindi, un sospiro di sollievo.

Fino alla prossima volta.

 

Felice Besostri

(da L'avvenire dei lavoratori, 26 maggio 2016)


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