In tutta libertà
Gianfranco Cercone. “Wilde Salomé” di Al Pacino: le ambiguità di Oscar Wilde
22 Maggio 2016
 

Sono occasioni da non perdere quelle in cui il cinema documenta gli spettacoli del teatro inglese e americano (vista la qualità in genere assai alta della produzione teatrale anglosassone).

Mi sono recentemente occupato in questa rubrica di una ripresa cinematografica dell'Amleto dal Barbican Theatre di Londra. Una nuova occasione è offerta dal film Wilde Salomé (il titolo contiene un gioco di parole: con una lettera in meno significa “Selvaggia Salomé”, e si riferisce alla tragedia in versi Salomé di Oscar Wilde). Il film è stato diretto da Al Pacino ed è dedicato ad una delle messe in scena dell'opera di Wilde sui palcoscenici americani, in cui il grande attore ha interpretato il ruolo di Erode.

Non si tratta in questo caso di una ripresa per intero dello spettacolo. Frammenti piuttosto estesi di quella rappresentazione si alternano ai momenti delle prove ed altri in cui è raccontata la ricerca creativa dello stesso Al Pacino, che in effetti appare, insieme alla regista, coautore dello spettacolo teatrale.

Lo vediamo recarsi a Dublino e a Londra, nella case in cui Wilde è nato e ha abitato; conversare con un nipote di Wilde (perché Wilde si sposò ed ebbe due figli); ricostruire il processo in seguito al quale Wilde fu condannato a due anni di lavori forzati per omosessualità; e vagare per il deserto della California perché il re Erode in un deserto aveva edificato il suo palazzo.

Al Pacino dichiara di voler rispettare la qualità storica dei personaggi raffigurati nel dramma. Eppure la Salomé di Wilde è un'opera che più che della realtà storica sembra nutrirsi della letteratura, della pittura, o comunque dei fantasmi dell'immaginazione.

Ma ogni perplessità “teorica” si scioglie quando si assiste alla rappresentazione teatrale, o meglio, come anticipavo, ad alcuni suoi momenti, che sono magnifici.

Il fine realismo della recitazione riesce a rendere vivi personaggi che, nel mio ricordo, erano alquanto letterari.

L'Erode di Al Pacino è un vecchio re, sfatto e corrotto, certo incestuosamente attratto dalla figliastra Salomè, ma, sembra di capire, per un eros giocoforza soltanto voyeuristico. E se al termine della leggendaria danza dei sette veli esita a concedere a Salomé il premio che lei reclama (come è noto, la testa del profeta Giovanni Battista, prigioniero nel palazzo), è perché quell'uomo puerilmente lo spaventa, e anche perché è affascinato da lui.

Ma l'enigma al centro del dramma è la stessa Salomé, incarnata con eccezionale efficacia dall'attrice Jessica Chastain: di adamantina bellezza, distrugge chi entra in contatto con lei. E infatti il richiamo dell'eros, onnipresente nel dramma, sembra trascinare irresistibilmente verso la corruzione e la morte. Così, i moniti morali urlati dal Battista dalla sua cella sotterranea, e che riecheggiano nel salone dei banchetti e delle orge, suonano veritieri.

Insomma: Wilde non era forse del tutto quel libertario che il luogo comune vuole che sia stato.

 

Gianfranco Cercone

(Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema”
trasmessa da
Radio Radicale
il 21 maggio 2016

»» QUI la scheda audio)


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