L’onda1
La morte tiene banco
il banco vince.
Come spiccioli buttati fra i rottami
svolazzano superstiti bambini.
Il mare s’è alleato con gli sciacalli
il cielo serra gli occhi per non vedere
digrigna la terra le sue crepe dure.
Scovano i ladri di bambini
prede indifese sotto le macerie,
gli occhi immensi profondi come fosse.
I ladri li prendono per mano
– come fratelli, padri, amici –
parlano con la voce di velluto
– serpenti e coccodrilli –
e li convincono ch’è stato un brutto sogno
quel mare che s’alzava col suo urlo
ma ora tutto è calmo, tutto è finito
– la madre più non chiamerà suo figlio
né i suoi fratelli gli ruberanno il pane
né il padre maledirà la fame –
ora tutto è passato
l’oceano s’è disteso nel suo fango.
Vieni bambino che ti porto via
lontano dal puzzo che ti fa ammalare
lontano dalla sete e dal colera.
Vieni, ti porto fra i guerriglieri
che ti faranno festa,
ti porto fra gli amici che vogliono toccare
l’odore tuo di mare.
Vieni, lasciati abbracciare,
ti porto in una casa tutta d’oro
col giardino che odora di vaniglia
e troverai il letto sotto un tetto,
non piangere bambino
io non ti faccio male.
Vieni, scappiamo,
ecco l’onda che sale ecco che arriva
non lasciarmi morire qui da solo,
scappiamo via,
lasciamo qui il dolore e la pazzia,
salvami da questo mostro che m’inghiotte
da questa mente spaventosa e oscura
che mi costringe a fare ciò che non voglio.
Vieni, andiamo in un posto tutto verde
dove ti toglieranno il cuore palpitante
per darlo a me che ne ho tanto bisogno.
Un cuore nuovo mi serve per ritornare presto
in Thailandia,
a rapire bambini color del miele.
Maria Lanciotti
1 Tsunami Thailandia 2004.