22 Novembre 2006
2 Aprile 2006, Capanna Mambretti. La neve fresca imbianca la Cresta Corti, lunghissima e spettacolare via alla Punta di Scais (m 3039) che percorre lo spigolo O e il Torrione occidentale. Al centro della foto s'inarca la Vedretta di Porola, ormai sempre più lontana dalla Mambretti.
Prima ascensione per il “Canalino”
(12 luglio 1894)
Il 12 luglio 1894 Bruno Galli Valerio e Giovanni Andrea Bonomi sono i protagonisti della storica prima salita alla Punta di Scais dal versante occidentale. In Cols et Sommets,(1) B. Galli Valerio ci racconta con grande enfasi gli ultimi terribili metri per raggiungere la vetta.
Riporto quel passo, tradotto da Marino Amonini in valdambrino, il dialetto delle valli d’Agneda.
…M’à pruàt a rampegà sü, ma n’gh’ù la g’à fácia.
Ilùra m’à giràt sü la sinistra du la vedréta dul Püröla.
N’òtra piödìscia che l’èra tré sura d’òtri piödìsci la me speciàva.
Però, a vardà’li bée, li gh’éva quai scaiùu da tacàs.
Ul Bonóm ilùra l’à tentàt.
Ul n’gh’ù la g’à fácia.
Ilùra l’à trà fò” i sciàsciùu e l’à pruàt depè.
El à remàt dré la crapa du la còrda.
M’ù l’à vist per quai mumént tacàt sü sura la gronda, cun li sgrifi tacàdi ai güzzùu
dul crap, i pè cùntra la piödìscia che l’èra lìsa cùme ul càles de ‘n prèvet, a fà
di sfors cùme ‘n mül per pasà fò sü de quai metri.
Pö l’ à facc amò ‘n sfors e cun en vers da fà strimì l’à tucàt la scima, el m’à
baiàt fò gió che l’éva truàt ‘na butìglia cun gió quai bigliètt.
Partenza
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Agneda (m 1223)
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Come arrivarci
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Dal Campus scolastico di Sondrio si prende la SS38 in direzione Tirano fino alla fine della tangenziale. Poco prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la SP che unisce Montagna Piano e Piateda fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile si prende la stradina sulla destra che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in Val Vedello. Poco oltre la Centrale di Vedello (m 1000, 6 km) il fondo diventa sterrato misto cemento. Si prosegue per Agneda (2,5 km) e si lascia la macchina in fondo alla piana.
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Via
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Agneda - Diga di Scais (m 1434) - capanna Mambretti (m 2003) - Vedretta di Scais (o quello che ne rimane) – canale Bonomi (versante SO) - Punta di Scais (m 3039)- ritorno per la stessa via.
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Tempo previsto per la salita
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8h e mezzo
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Attrezzatura richiesta
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Abbigliamento per l’alta montagna, corda, fettucce, cordini, imbracatura, piccozza, ramponi (potrebbero servire se c'è neve), casco (caduta massi!), casco di banane (caduta dei valori di potassio).
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Condizioni meteo
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Nebbia, visibilità 20 metri, poi dalle ore 14 sereno e abbastanza caldo (+10°C).
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Difficoltà del giorno
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5 su 6: passaggi delicati su roccia scivolosa e friabilissima
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Giudizio di guide serie (condizioni ideali)
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Alpinistica PD+ (tratti d'arrampicata fino al IV grado).
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Bilancio
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Un altro pianeta
Le “Orobie dimenticate”. Ecco l'appellativo che a metà anni '80 Gogna e Miotti(2) scelsero per il gruppo Scais - Redorta. Cosa strana, visto che un tempo la regione era la meta prediletta dell'alpinismo dei pionieri. Persino il principe Scipione Borghese, vincitore con la Itala del raid Parigi-Pechino, volle scalare la Punta di Scais e il Redorta. Lo fece il 24 settembre 1896, accompagnato dalla fortissima guida di Agneda, Giovanni Andrea Bonomi.
A inizio '900 Bruno Galli Valerio(3) riferiva, inoltre, della copiosità di mucche e capre nei pascoli di Caronno, quelle stesse pasture in cui si ambientavano le favole su diavoli e orsi che lo stesso Galli Valerio ascoltava la sera dinnanzi ai focolari di Scais e Agneda.
Ancora sessant'anni dopo su Guide ai Monti d'Italia(4) si esaltava così la Punta di Scais: «Seconda celebratissima vetta delle Alpi Orobie».
Ma negli ultimi trent'anni lo scenario è cambiato radicalmente. Gli scalatori e i pastori si sono dileguati come le nevi perenni, Scais è sott'acqua, Agneda spopolata per la maggior parte dell'anno.
«Chi decide di abbandonare l'asse viario principale poco dopo Sondrio per imboccare le strade e i sentieri del versante orobico», scrive Claudio Lugaresi,(5) «scoprirà veramente un altro “pianeta” che difficilmente dimenticherà. La viabilità stradale con percorsi stretti e spesso sterrati, allontana i turisti frettolosi ed impazienti di raggiungere zone più note ed accessibili; le strade che conducono alle testate delle valli si fermano poco sopra i 1000 metri, a volte anche prima. La ripidità dei versanti e l'esposizione dei settori a settentrione ha impedito un forte sviluppo antropico; le uniche massicce opere umane sono le dighe e le prese d'acqua della Falck, che alcune decine di anni fa iniziò lo sfruttamento idroelettrico della zona utilizzando, per la costruzione delle sue opere, un ingegnoso sistema di trenini e gallerie tuttora funzionante. Ciò ha risparmiato la zona dagli scempi altrove provocati dall'apertura di rotabili in quota, di cui la strada ormai impraticabile che raggiungeva la miniera d'uranio della Val Vedello costituisce un chiaro esempio».
Gli uomini, del resto, hanno perso il loro spirito d'avventura e di sacrificio, preferendo adattare la natura alle proprie esigenze piuttosto che adattare i propri comportamenti alla natura. Quassù sopravvive una montagna d'altri tempi, povera di servizi e infrastrutture, unica ed eccezionale per gli amanti del genere, oasi lontana dal turismo e dallo stile di vita moderni che hanno contaminato la Valtellina.
Enrico Benedetti
Note bibliografiche
(1) Bruno Galli Valerio, Cols et Sommets, Parigi 1912. Traduzione in valdambrino a cura di Marino Amonini con revisione fonetica a cura di Franco Monteforte.
(2) Gogna A., Miotti G., A piedi in Valtellina, Banca Popolare di Sondrio e De Agostini, Sondrio1985.
(3) Amonini M., Giovanni Bonomi. Guida Alpina, Biblioteca Civica di Piateda, Sondrio 1985.
(4) Corti A., Credaro B., Saglio S., Guide ai monti d'Italia. Le alpi Orobie, Cai-Tci, Milano 1956.
(5) AA.VV., Ghiacciai in Lombardia, Milano, Bolis, Bergamo 1992.
(1 - segue)
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