Lo scaffale di Tellus
Marisa Cecchetti. “Avevo costruito un sogno” di Alessandro Trasciatti
27 Febbraio 2016
 

Alessandro Trasciatti

Avevo costruito un sogno

Storie e fatiche di un postino artista

Ediesse, 2015, pp. 216, € 12

 

Alessandro Trasciatti ha iniziato a scrivere del Postino Cavallo, o meglio Facteur Cheval, il 27 giugno 2011 ed ha finito il suo progetto il 14 luglio 2012. Progetto che non comprendeva solamente la documentazione approfondita sul Postino Cavallo per fare un viaggio nella sua vita, reale e romanzata, ma addirittura un viaggio nella terra di Facteur Cheval, in Francia, nella Drome, nel paese di Hauterives. Paese che ha incrementato l’afflusso dei turisti solo grazie al Palazzo Ideale.

La curiosità per questa figura Trasciatti l’aveva da tempo, sarà perché anche l’autore ha fatto il lavoro di postino, sarà per una sua curiosità innata verso le storie straordinarie.

È una figura realmente esistita, quella di Ferdinand Cheval. Nato nel 1836 nel sud est della Francia, a Charmes-sur-l’Herbasse da una famiglia di contadini, troppo presto orfano, fa il lavoro di panettiere, poi quello di postino assegnato a Hauterives. Si sposa, ha figli, ma una serie di lutti colpisce duramente la sua famiglia. Lui ogni giorno percorre a piedi i trenta chilometri che gli spettano per consegnare tutta la posta. È un lavoro faticoso ma lo fa con grande scrupolo e attenzione e riesce anche a comprarsi del terreno con i suoi risparmi. Per coltivarlo? No. Lì sorgerà il Palazzo incantato. Succedeva infatti che lui, andando a piedi per sentieri, campi, prati, colline, si facesse compagnia con l’immaginazione. E successe che un giorno del 1879 Ferdinand andasse a inciampare in una pietra, una dalla forma particolare che mosse la sua fantasia.

Così cominciò a raccoglier pietre, dopo una giornata estenuante di lavoro, anche di notte, ad ammucchiarle nella sua terra, fra la derisione dei compaesani che lo prendevano per pazzo, e a cominciare la costruzione di un palazzo originale. Era un suo progetto frutto di una fervida fantasia, che riuscì a raccogliere i simboli della cultura occidentale e orientale, delle religioni, dei miti, resi in uno stile architettonico mai visto, vicino al surrealismo. Eppure lui non era né ingegnere né architetto, né tantomeno un artista, e del resto il suo palazzo ideale non aveva le caratteristiche e gli spazi interni per poter essere abitato o usato in qualche modo. Un palazzo delle fate o delle favole, a cui ha lavorato per 33 anni, senza sosta. Erano gli anni in cui Gaudì lavorava alla Sagrada Famiglia, ma Facteur Cheval non ne sapeva niente.

Il postino considerato pazzo dai suoi compaesani ha realizzato il suo sogno, un monumento al suo ideale di bellezza, e Facteur Cheval non è finito nell’ombra, se la sua surreale creazione ha fatto esprimere artisti, critici, e suscitare la curiosità di tanti visitatori, togliendo Hautrives dall’anonimato: “fu amato da Breton -che gli dedicò una poesia e un fotomontaggio- Max Ernst e altri surrealisti; citato da Claude Levi-Strauss in La pensée sauvage, caro persino a Pablo Picasso che realizzò un album con disegni a matita, dove il messaggero Cheval, nella metamorfosi creativa, è ritratto metà cavallo e metà colomba che porta nel becco una lettera”.

 

Marisa Cecchetti


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