Firenze – Per il pagamento dell'imposta/canone Rai tramite la bolletta elettrica, a battere cassa, in primis è stata Assoelettrica insieme ad Utilitalia: «ci preme sottolineare l’impatto, in termini di costi, che gli operatori dovranno sostenere in fase implementativa, con riferimento in particolare ai costi di realizzazione dei nuovi sistemi, di organizzazione di nuovi processi aziendali e di mantenimento e aggiornamento per i prossimi anni di questa procedura, ai quali si aggiungono i costi rilevanti relativi alla gestione ordinaria. Gli operatori pertanto rinnovano la richiesta di un’adeguata remunerazione per l’espletamento di tale servizio pubblico che rappresenta un ulteriore onere che va ad appesantire sensibilmente i bilanci delle imprese». Assoelettrica teme poi le sanzioni previste dalla legge di stabilità, disposizione giudicata «iniqua a maggior ragione perché l'operatore non è remunerato per il servizio svolto».
Il presidente di Assoelettrica, noto anche per essere stato deputato del Partito comunista italiano, ex-presidente di Legambiente e del Cispel, ex ad di Acea e di Enel, e tante altre cose, lo ha ribadito ovunque gli è capitato, media cartacei e via etere. È un grande navigatore della politica italiana, quindi sa a chi e come chiedere. E dubitiamo che non sia ascoltato. E a noi è giustamente venuto il dubbio -visto l'interlocutore politico e l'azienda in gioco, la Rai- che a pagare questo aggio di riscossione saranno chiamati gli utenti/contribuenti.
Oggi è il turno di Utilitalia da sola. Per l'associazione nazionale delle imprese idriche energetiche e ambientali, Giovanni Valotti (foto), che è anche presidente della A2a, invece di genericamente chiedere soldi come aveva fatto il suo collega Chicco Testa, è stato più preciso: «mi aspetto che una quota del canone riscosso resti alle imprese».
Porca miseria. Come faranno ora al ministero? Piatto ricco mi ci ficco!! Tutti vogliono questi presunti soldi in più che dovrebbero arrivare dal calo dell'evasione del pagamento del possesso di un apparecchio tv (come poco conoscono la fantasia degli evasori fiscali quotidiani…). Nei giorni scorsi avevano bussato cassa anche gli editori. Siccome la legge di stabilità finanziaria ha stabilito che questo eventuale extra-gettito fiscale sia destinato anche al pluralismo dell'informazione, la Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) ha chiesto che una quota delle maggiori entrate che si dovessero verificare dal pagamento del canone Rai in bolletta dovrebbero andare all'editoria, cioè anche alla carta stampata.
Ci viene da dire: avanti il prossimo!! A questo punto sai chi, per esempio, sicuramente manca: le associazioni di consumatori, quelle pagate dallo Stato, che ad ogni pie' sospinto si fanno sempre avanti per avere quei soldi che forse non riescono a farsi dare in quantità sufficiente dai loro assistiti/abbonati/clienti. Ovviamente noi siamo maliziosi nel fare questo esempio, visto che siamo l'unica associazione italiana no-profit basata sul volontariato, e che non prende -per scelta- nessun finanziamento pubblico. Ma come si fa a non essere maliziosi in questo contesto? Suvvia!!
Dicevamo: avanti il prossimo!! La lista sarebbe interminabile, per motivi a ragion veduta o di semplice e consueta abitudine a vivere di denaro pubblico.
E questo cosa vuol dire? Che siamo messi male, molto male. E noi continuiamo a stupircene…
Un consiglio. Un'imposta sul possesso di una penna (oltre all'Iva che per i più senza rendersene conto- già paghiamo ogni volta che ne compriamo una)… sai quante nuove centinaia di milioni ne verrebbero fuori e, soprattutto, quanti nuovi pretendenti. Ci viene in mente un vecchio film di fantascienza, dove un extraterrestre viene sulla Terra per salvarla dai suoi peggiori distruttori, gli esseri umani. Ovviamente non vogliamo distruggere l'umanità, ma un pensierino verso le menti fiscali che concepiscono gli introiti -e i relativi metodi di riscossione e tutto ciò che campa intorno ad essi- ci è irriverentemente venuto in testa.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc