Firenze – Prendersi gioco del consumatore è sport molto praticato in Italia. Per chi si occupa della materia, ogni giorno è un tripudio di contratti non richiesti, pubblicità ingannevoli, pratiche commerciali scorrette. Molto spesso è difficile per il consumatore dimostrare l'illecito subito. Ma in rare occasioni, forse per sprezzo del ridicolo o eccesso di autostima, qualche professionista si spinge fino a immortalare per iscritto le sue gesta.
Tra i servizi postali offerti da Poste Italiane, ce n'è uno chiamato “Paccocelere”. Il nome spinge l'utente a credere che la consegna sia più veloce – “celere”, appunto – del più economico servizio di spedizione ordinaria con consegna entro 4 giorni.
Questo servizio premium si distingue tra “Paccocelere 1” e “Paccocelere 3”, dove la cifra stava originariamente ad indicare il numero di giorni entro cui era garantita la consegna: rispettivamente un giorno e tre giorni.
Come ci viene frequentemente segnalato, molto spesso le Poste sforano i tempi di consegna, con la conseguenza di dover rimborsare i clienti. Di fronte a questa situazione, un'azienda che non è in vena di offendere i potenziali clienti, può scegliere tra le seguenti opzioni:
1. migliorare la qualità del servizio, investendo in mezzi e personale, per raggiungere l'obiettivo della consegna entro i termini contrattuali;
2. alzare bandiera bianca e rinunciare al servizio “Paccocelere 3” ammettendo di non essere in grado di garantirlo.
Cosa fa invece Poste Italiane? Continua ad offrire il servizio “Paccocelere 3”, spiegando però nelle nuove condizioni contrattuali che da qui in avanti “3” vuol dire “4” giorni, lo stesso tempo di consegna di un pacco ordinario. Et voilà, le jeux sont fait... a meno che non intervenga quella guastafeste dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, cioè l'Anttrust a cui abbiamo presentato denuncia per pubblicità ingannevole e pratica commerciale scorretta.
Pietro Yates Moretti, vicepresidente Aduc