Delia Altamonte
Vabbè, un modo si trova
E-book, 2014
Non sempre occorre impegnare la propria mente in letture astruse e difficili che nutrono l’anima sì, ma portano a riflessioni ponderose sulla vita, la morte e il significato del tutto. E, alla fine, inducono alla tristezza.
Volete invece rilassarvi, passare qualche ora di divertimento assicurato, garantendovi però una buona lettura, ben scritta, ricca di humour? Beh, allora andate su Amazon e scaricatevi questo libretto, dalla simpatica copertina. A me è successo proprio questo, l’attrazione della copertina. È una storia interessante che affonda le sue radici in tempi lontani ed è ricca di colpi di scena.
Siamo a Napoli, in un palazzetto aristocratico in quel di Posillipo lasciato in eredità da una certa Amalia a tre fratelli: Annalaura, Costanza e Francesco. La cosa di per sé è semplice e normale se non si frapponessero antichi lasciti e diari, un tesoro di cui si confabula e cui molti aspirano, amori inquieti e irrisolti, notai furbacchioni, contrabbandieri apparentemente pacifici che, alla napoletana, chiedono solo di essere lasciati in pace nei loro traffici. E anche residui di storia patria napoletana, da Murat ai giorni nostri.
I personaggi sono ben delineati a tutto tondo, ben caratterizzati soprattutto nei loro evidenti difetti e tic maniacali, spesso sorprendenti nelle loro trovate che arricchiscono la vicenda di colpi di scena. La napoletanità stradomina. La trama è ingarbugliata e caotica a momenti, i cambiamenti di scena frequenti e il lettore si trova spesso costretto a chiedersi: “Ma dove sono? Dove mi hanno lasciato?”
La prima parte è decisamente più ironica e incline alla risata, la seconda lascia lo spazio a una sfumatura drammatica e tinta di giallo. Ma il tutto si conclude in un generale lieto fine, premiati i buoni e puniti i cattivi com’è giusto all’interno di una commedia che vuol essere popolare e non si abbandona mai alla retorica.
Raramente, nelle mie letture, mi sono trovato di fronte a un libro-romanzo privo di “pretese letterarie”, fatto che ne fa un pregio indiscusso e libera la mente dall’impegno della comprensione. È racconto, è vita vera.
Un libro fresco e senza pretese, nel senso che intende solo raccontare con gusto senza aspirazioni a nobiltà letterarie. Ma brava l’autrice, se è una sola, perché il sospetto dell’intervento di più mani l’ho avuto e più di una volta.
Mario Lucchini