Arte e dintorni
Arnaldo Pizzini, appassionato artista del vetro  
Intervista di Paola Mara De Maestri
09 Gennaio 2016
 

L'arte vetraria ha origini antichissime che risalgono ad oltre tremila anni fa. Quando parliamo della lavorazione del vetro immediatamente ci viene in mente Murano, a Venezia. Anche in Valtellina abbiamo un degno rappresentante di questa straordinaria forma artistica, che ha realizzato tutte le sue grandiose opere a mano, a livello artigianale e che risiede a Fusine. Di recente ho avuto occasione di intervistarlo, grazie al figlio Adamo. Veramente interessante è il racconto di Arnaldo Pizzini, appassionato artista del vetro e bravissimo clarinettista. Conosco Arnaldo si può dire dalla nascita, in quanto mio compaesano e sono sempre rimasta affascinata dalle sue creazioni, chiedendomi da dove derivasse questo interesse e quali fossero le procedure per raggiungere tali risultati. Basta sollevare lo sguardo nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo e in quella di San Rocco a Fusine per rimanere colpiti dai suoi coloratissimi mosaici. Trovare nelle sue parole il ricordo di Don Giovanni Da Prada, storico parroco di Fusine al quale anch’io ero particolarmente legata, mi ha commosso e riportato indietro al tempo della mia infanzia.

 

Come e quando ti sei avvicinato a que­sto tipo di arte?

Quando ero ancora ragazzino, nel 1953, trovai lavoro presso la ditta Antamati di Sondrio. Tale azienda era una vetreria che realizzava e forniva mosaici in vetro colorato per le chiese della zona e fuori provincia. Fu il mio primo vero lavoro e, nonostante un lungo periodo di gavetta, mi accorsi subito di provare una particolare passione, imparando velocemente tutte le tecniche e perfezionandomi nei trucchi del mestiere. In quegli anni conobbi anche Don Giovanni Da Prada, che proprio in quel periodo ultimava la costruzione della nuova chiesa di Selvetta di Colorina, commissionando a noi la realizzazione dei mosaici per tutte le finestre. Quelle furono proprio le mie prime opere, e nei tre anni successivi realizzai molte vetrate destinate a tante altre chiese. Poi, nel 1956, la ditta cessò l'attività e io passai ad altre esperienze lavorative, abbandonando per un lungo periodo quell'arte.

Come e dove hai iniziato la tua attività?

Dopo tanti anni, nel 1984, mi ritrovai in una conversazione con Don Da Prada, che nel frattempo era già da molto tempo parroco di Fusine. Raccontai a lui un mio grande desidero: quello di realizzare due vetrate per le finestre dell'altare della nostra chiesa parrocchiale. Lui, che era anche un notissimo e affermato pittore, accolse clamorosamente questa idea offrendosi per la ricerca del materiale e anche per i disegni dei due soggetti. Nacquero i progetti di San Lorenzo e San Rocco e, fra me e Don Giovanni, nacque una forte amicizia, non solo artistica! Grazie a lui ripresi a fare mosaici, diventando per me un grande hobby. Da quell'anno non smisi più quest'attività, continuai ad allestire vetrate e quadri di ogni tipo, ed è anche grazie alle offerte di molte famiglie fusinesi che oggi tutte le finestre, sia della nostra chiesa parrocchiale che quella del cimitero, sono colorate dai miei tasselli di vetro.

Quali sono i soggetti delle tue opere?

Per la maggior parte sono figure di santi protettori, ma ho anche realizzato soggetti più comuni, non destinate alle chiese. Infatti ho creato molti quadri da parete, con una vasta varietà di soggetti: personaggi, fiori, figure geometriche e addirittura ironiche. Come si dice: “Dal sacro al profano”.

Quali materiali utilizzi per realizza­re le tue creazioni?

Il materiale primario è il tipico vetro denominato “cattedrale”, che si acquista in lastre già colorate dalla grandezza di circa mezzo metro quadro. È importante scegliere più colori possibili, anche le tonalità sono fondamentali. Queste lastre vengono man mano tagliate con il tagliavetro, per generare così ogni singolo tassello. Un altro materiale importante è il piombo, in formato ad astina con sezione ad “H”. Proprio grazie alla sua morbidezza, questo metallo viene tagliato nella misura adatta al fine di ottenere le congiunzioni di ogni tassello. Tra ogni capo del piombo si utilizza invece lo stagno, che viene fuso per effettuare tutte le saldature.

Hai un laboratorio nel quale lavorare?

Ho un locale nella mia abitazione, che negli anni si è trasformato in laboratorio, dove conservo anche gran parte delle mie realizzazioni

Quali sono le fasi operative per realizzare una vetrata, tipo quelle che presenti nelle chiese di Fusine?

Per le prime fasi lavorative è necessario elaborare un disegno da disporre sul piano di lavoro, dopo di che si può iniziare la realizzazione ponendo la prima lastra di vetro sul banco, si disegna su di esso il primo tassello con un pennarello indelebile, per poi effettuare il taglio con la miglior precisione possibile. Creato il primo tassello e fissato nel corrisposto angolo, si procede con il taglio dell'astina di piombo che servirà per incorniciarlo. I tasselli successivi seguiranno di conseguenza, rispettando sempre le linee di progetto e avendo cura dei colori che servono. Man mano il mosaico viene costruito, e una volta ultimato, si fa la congiunzione con la fusione dello stagno. È un lavoro molto lungo e delicato, dove precisione e concentrazione sono di fondamentale importanza!

Quali esperienze o riconoscimenti ricordi con maggior piacere?

Sembra scontato, ma sono davvero fiero di ogni mia realizzazione. Se però penso ad un'esperienza, che ancora oggi mi emoziona fortemente dopo tanti anni, è sicuramente “La Madonna del Lavoro” di Poggiridenti al Piano (1956): quell'opera, su disegno di Renzo Sala, è un insieme di nove vetrate, che unite raggiungono la dimensione di sei metri quadri; un'immensità per l'altare di quella chiesa! Un'altra grande emozione è un quadro da parete che raffigura la “Madonna della Divina Provvidenza” (2014), dedicata a mia madre per il centenario della sua nascita. La conservo per me, e con me resta vicina durante le mie ore in casa: oggi purtroppo ci resto gran parte del tempo, ma mi aiuta la sua presenza!

Hai qualcosa da aggiungere?

Credo che ognuno di noi abbia nella vita la possibilità di provare un percorso artistico/culturale. Io ho scoperto quest'arte facendo l'apprendista vetraio più di sessant'anni fa, tutto il resto è fiorito grazie ad un grande gioco di combinazioni, che si è generato però dalla volontà di scoprire e credere. Auguro quindi a tutti quanti di vivere in pieno le proprie passioni, provando il piacere di coltivarle nel tempo, proprio come è successo a me.

La cultura aiuta a vivere e la vita infonde cultura!

 

 

Arnaldo Pizzini, classe 1936, è un artista valtellinese nato e cresciuto a Fusine, piccolo comune della provincia di Sondrio, dove tutt'oggi risiede. Secondo di quattro fratelli, per poter sostenere le difficili condizioni economiche di famiglia ebbe modo di trovare lavoro già da giovanissimo. Dopo alcuni piccoli impieghi nel settore edile ed ecologico, fece esperienza come apprendista vetraio nella bottega di Giovanni Antamati, scoprendo un valore artistico di rara entità professionale.


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