Che mistero è mai questo…
Agnelli belano alle prime luci
per tre giorni
e tre notti li piangono mammelle
dolorose di latte.
Nei pascoli del cielo giornaliero
massacro, stelle letali
offuscano prati
nuvole cieche vanno alla deriva.
Che mistero è mai questo
quale indovinello infuoca
la mente
che assiste
– demente –
a scempio e rinascita
e
d’un fiato trangugia
tossine
e colata di vergine miele.
Che mistero è mai questo…
Per una goccia d’essenza quante rose sgozzate!
Ponti
Tempo iniquo
costruttore di macerie
violato
da consapevoli barbari.
Il mio tempo crudele
rabbercia ponti spezzati
con malta di sangue
ossa
e pece.
Il mio tempo
divoratore di miti
e valori
consuma l’aromatica sorte
nel rogo delle quercete.
Esodo
Io non partirò.
Resterò con gli altri
vecchi
a parlare di loro.
Loro – zigomi duri –
non conoscono
il dolore di amare:
loro sono salvi.
Eredi
protervi
porteranno i lasciti in siti
lontani:
ai loro figli non parleranno
di noi.
Io non partirò.
Aspetterò la neve
per mangiare e bere
con gli altri vecchi.
Il cervo resta con noi
– chi l’avrebbe mai detto! –
resta con noi
che non abbiamo più denti.
I nostri eredi ripeteranno
l’inganno
e dove andranno sarà
la nuova legge:
loro non hanno colpa
d’essere nati
col cuore radioattivo.
Noi il cuore l’abbiamo ormai
fermo
anche gli orologi sono fermi
e le campane
tacciono.
Bentornato silenzio.
L’ultimo
L’ultimo mietitore affila
la falce
e lotta coi corvi
ma è solo
e i corvi sanno aspettare.
Il capo dell’ultimo clan
passa la pipa
al totem dell’uranio
e sotto il cielo
scontroso
pronuncia parole
incomprese
di pace.
Carcasse di padri
biancheggiano
adorni
di collane d’osso
omaggio
e vendetta
del bisonte estinto.
La canoa ondeggia
inaffondabile:
perduti direzioni
e remi
aspetta
placata
che il tempo la consumi.
Voglio tornare al mare
Voglio uscire dalla palude
limacciosa
e torva
voglio tornare al mare
lontano dai serpenti
neghittosi e pigri.
Voglio tornare all’assalto di onde.
L’albero che partorisce nidi
Vinceremo noi:
questo dio vuole
– disse la follia
agghindata di potere e saggezza –
ma chiaro sia:
la religione non c’entra
in questa battuta di caccia
globale.
Pace:
concetto al femminile
come casa e chiesa
non è spettanza di donne.
Ma quando dio perderà la barba
e le bianche chiome
forse
– non è garantito –
a curare Pace e Giustizia
al primo vagito
accorreranno le donne.
Per ora – le donne –
attendono
il rientro dei maschi
stanchi
delle micidiali partite
e custodiscono
instancabili
l’albero che partorisce nidi.
Le donne hanno la pazienza del diavolo.
Maria Lanciotti