Lisistrata
Lidia Menapace. Considerazioni (d'autunno nel 2015)
24 Novembre 2015
 

Ho messo insieme alcune considerazioni che ritengo utili per discutere avendo un qualche elemento di base comune. Sono considerazioni al livello di opinione personale, il che non significa cervellotiche o improvvisate: significa che non hanno ancora un fondamento scientifico tale che dia loro una valenza e autorevolezza intrinseca.

Uso il lessico politico contemporaneo, nella forma più chiara e semplice che mi riesce, ma prego chi legge di non scrivermi per chiedere che cosa intendo per "stato sociale" o per "socialismo" o "capitalismo". La consultazione dellaTreccani o di un testo scolastico basterà a dare le debite informazioni.

Perché presento qualcosa per discutere? perchè mi pare che la discussione sia una abitudine e conoscenza che si è persa per strada e che a mio parere occorre recuperare. Altrimenti non ci si potrà più parlare, comunicando, ma solo gridare o sussurrare emozioni nemmeno elaborate, in forma di versi animali. Si perde una facoltà tipica dei e delle umane, cioè la parola. La base comune è come una lingua, una lingua d'uso che si può presumere nota.

L'argomento sul quale propongo la discussione è il fenomeno chiamato terrorismo, che con ritmi ed espressioni molto diversificati e vasta scelta di luoghi e tempi da una quindicina d'anni sta sullo sfondo della vita politica mondiale, sia pure con distribuzione territoriale non omogenea.

Lo chiamo terrorismo politico. Non ha la forma di un partito, né di uno stato. Piuttosto assomiglia alla mafia o ad altre organizzazioni criminali diffuse. Tuttavia la somiglianza con esse termina subito, perché il terrorismo politico non ha -almeno così pare- fini di lucro o di potere fuori legge.

L'ondata di terrorismo politico in corso ha come fine dichiarato l'affermazione dell'Islam in tutto il mondo, cancellando -se possibile- qualsiasi altra forma di civiltà o religione o cultura. Cito ad esempio la distruzione delle antiche statue di Budda, un pezzo di archeologia patrimonio dell'umanità.

Che lo stesso Islam sia in sé diviso, non conta, ciascuna versione si pensa come il tutto.

Come contrastare un fenomeno di questo genere? subito viene alla bocca di tutti o quasi gli esperti interpellati "con la guerra" seguita da aggettivi o avverbi che vanno da "totale " a " specifica", da "assolutamente" a "purtoppo" e arriva fino a "mai, no".

Ma come si fa a fare la guerra a chi non ha ancora un territorio di insediamento? si può pensare che, essendo l'Islam una delle più diffuse religioni del mondo, lo si possa ostacolare con una Crociata, mezzo che fu inventato da noi Cristiani proprio a quel fine dichiarato: le Crociate durarono secoli, ma non ottennero lo scopo, e non dite che mi sto gingillando con pezzi di storia antica, perchè le bandiere catturate a Lepanto ai Turchi dalla flotta cristiana vittoriosa erano custodite a Roma fino a che pochi anni fa Paolo VI le restituì. I popoli hanno la memoria lunga quando vogliono.

 

A questo punto introduco la mia personale proposta. Dubitativa approssimativa incerta, ma a me pare che valga la pena di lavorarci su.

Mi son venuta convincendo che i popoli e paesi democratici ovunque situati possano essere chiamati a difendere, conservare, non rifiutare, non accettare che venga "riformata" in senso privatistico la maggior conquista politica dell'umanità, che si chiama "Stato sociale", cioè quella forma di stato il cui potere soggiace alla sovranità popolare. Essa è titolare di diritti storicamente determinati, che usa a tal punto, che non sarebbe più disposta a farne a meno. Quasi tutti tali diritti sono sotto attacco e malmenati dalle cosiddette "riforme", ma ancora hanno margini di credibilità e adesione: l'istruzione, la salute, i servizi, il trasporto pubblico ecc. ecc. Lo Stato sociale non può reggere però, mantenendo e rispettando i diritti acquisiti dal popolo, il peso di fare la guerra. Solo le spese per la guerra, tanto è vero che gli Usa, lo stato più ricco del mondo, siccome spende fiumi di dollari per fare sostenere affittare guerre ovunque, non può sostenere un sistema di sanità pubblica, né una scuola per tutti e tutte.

È già quasi tardi, Renzi privatizza le ferrovie ecc. ecc.

Qui è il punto di svolta nella questione del terrorismo politico: attaccati sul nostro modo di vivere, dichiariamo che invece vogliamo mantenerlo allargarlo renderlo più efficace e che non ubbidiremo a ordini di apparente prudenza, ma continueremo ad usare la nostra amatissima libertà.

 

Lidia Menapace


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