Diario di bordo
Giuseppina Rando. Finché c'è guerra c'è speranza  
Un commento alla nota di Santino sulla Conferenza di Palermo
21 Novembre 2015
 

La convivenza civile, la pace... oggi è un miraggio.

Nel film Finché c'è guerra c'è speranza (1975) Alberto Sordi spiegava il perché della guerra.

Non ci resta che riflettere e sentirci tutti responsabili delle guerre e stragi che insanguinano il pianeta.

Si dovrebbe -forse- rileggere Herbert Marcuse (da molti considerato “un cattivo maestro”, uno dei guru dei movimenti di protesta del '68 e del '77) che nei suoi testi ha condotto una critica serrata dell'esistente e una disamina impietosa e radicale delle opulente società occidentali. In altri termini ci dovremo “liberare” da tutti i condizionamenti dell’attuale società tecnologica rifiutando il sistema che mentre ci offre un benessere materiale, ci toglie la libertà di vivere secondo le nostre esigenze più intime. Nel suo testamento spirituale La dimensione estetica egli indica l’arte come dimensione insopprimibile e fondamentale della convivenza sociale; famosa è la frase: “la società come opera d’arte”. Un’utopia? Indubbiamente.

Ma le utopie muovono la storia, e forse… il filosofo detestato potrebbe ancora suggerire qualcosa alla civiltà del Duemila. (Pina Rando)

 

 

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