Ordine di farfalla [15-23]
Carlo Forin. Eme ghir, “la lingua zumera”
28 Ottobre 2015
 

Il viaggio narrativo iniziato 27 articoli or sono il 27 luglio 2015 ricorda i 27 giorni del mese lunare.

La luna fu la massima dea zumera, En Zu. Indeizzava chi era nella terra di Uz [C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe].1

Il ‘problema del linguaggio’, che avevo affrontato nella lettera al papa Benedetto XVI il 16 febbraio 2006, quando conobbi Tellusfolio (riferita graziosamente con una citazione di rinvio a fine del primo articolo), resta la mia dimensione preferita tutt’oggi. Ho cambiato e-mail dal 27/07/2015; oggi è: carloforin@gmail.com.

Come archeologo del linguaggio io curo il ‘vestito della parola’. Mi convinco sempre di più che la parola attraversa tante mode e rimane la stessa da almeno 4000 anni, con leggere variazioni di senso. Può cambiare del tutto anche l’oggetto indicato eppure il ‘vestito’ ha il suo senso. Lib-ru, per libro, significa da quando si incidevano ‘tavolette di creta’, dub, ‘la divinità con insistenza offre’ (in senso positivo, voglio credere).2 Dub-bi sta per ‘ciò che è scritto in tavoletta’. Avrebbe dovuto risolvere dai dubbi l’interlocutore nell’ambasceria.

eme – gir15/gi7

Sumerian language (‘tongue’ + ‘native’).3

La lingua, indicata qua come ‘eme’, è, esattamente, il giro del pronome me, in italiano. Oggi, Benedetto XVI è il papa eme-rito, il papa che ha finito il suo rito di ruolo (il papa nonno, come dice il Papa regnante). Il me della luna –e delle altre prime sette divinità in tutto– creava, ed il me era il destino finale del soggetto creato (lu.na.me). Eme la rimeditazione presente. Sono fiero di me, perché continuo da solo con questa convinzione. Nessuno ha riferito alcunché a Benedetto XVI, ad esempio.

La dea della lingua, in grafi Nid-aba ed anche Nis-aba, veniva letta Din-aba ed anche Sin-aba [con chiarimento di G. Semerano su Sin-ai: detto anche Horeb, il monte di Dio, il monte sacro (che leggo Eb-roh in Horeb), fu chiarito come aggettivo attestante il culto del dio celeste babilonese Sin. In realtà in un luogo tra i monti detto Sarabit al-Khadim “i cunicoli dello schiavo”, si trovano tracce di antichissime opere minerarie e di un santuario della dea egiziana Hator (cfr. Wikipedia, il rinvio suggerisce le corna lunari)].

Gli aba erano coloro che sapevano leggere e scrivere. Nid-aba era la dea della città di Eres, della vegetazione, che animava l’erba e le canne scrittorie, gi. Il canneto, geme, rivela gi.eme, che farebbe trasparire la lingua, no? Il ‘native’, apposto da Halloran tra parentesi, è un suo arbitrio, credo, per dar un senso a tutta l’espressione. Il mio giro Nid-aba = Din-aba fonda, invece, sul fatto che la divinità è sempre dingir, come racconta ben bene Robert A. Di Vito in Studies in third millennium sumerian and akkadian personal names, pubblicato in Roma nel 1993 da Editrice Pontificio Istituto Biblico.

 

Carlo Forin

 

 

1 Incipit del libro di Giobbe.

2 Senza aiuto, in negativo.

3 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 60.


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
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