Ordine di farfalla [15-23]
Carlo Forin. Uruburu di Giovanni Semerano
13 Settembre 2015
 

Ho aperto la rubrica ‘Ordine di farfalla’ con spirito esplorativo. La certezza di aver individuato linguisticamente il punto di partenza della parola ordine nel sumero urdu, da cui discende la latina ordo -che fa ordine in ablativo, uguale ad ‘ordine’ in italiano- mi spinge a sfarfallare controcorrente per rimettere i linguisti in ordine.

arad (2), urdu (2), ir 3, 11

(male) slave; servant; subordinate (cf., ir3) (Akk., loanword from wardum, ‘male slave, man servant’) [IR11 archaic frequency; 10].1

 

Io sono partito 23 anni fa dal nome della stella Antares, antico paleonimo vittoriese, che denominava l’odierno monte Altare, colle al centro della cittadina -monte de Antares e colo maledicto-. Ho scoperto che fu stata anche il nome sumero del dio del Capodanno (Antaris, accado Taranis). La mia stella-teonimo mi è sempre stata guida nell’incontro con due maestri, Licinio Glori e Giovanni Semerano.

Il primo è stato la fonte della teoria della Lettura Circolare del Zumero, noto nell’accado Sumero. In sintesi: «Fu rito della scrittura sumerica incidere Enzu e leggere all’inverso Zuen (semplificato Sin = Luna) […]».2 In altre parole, abzu, ‘sole-luna’, fu la lettura di zuab, ‘luna-sole’.

Il secondo è Giovanni Semerano, il colosso autore de Le origini della cultura europea, Leo S. Olschki edizioni, Firenze, 1984; dizionari, 1994. Secondo Semerano, le origini della cultura europea sono accade con sottofondo sumero. È una prima buona approssimazione, indagata sui paleonimi di tutta l’Europa, che la lettura del sumero Antaris ‘reciprocata’ nell’accado Taranis viene completata dalla teoria della L.C.Z. di Glori e dall’osservazione storica della fase sumera Ur III. Questo dominio zumero è posteriore all’epoca della dinastia accada; dunque le due lingue convissero a lungo fino allo sfiorare la fusione -come Zumer e Sumer comprovano-.

Con queste avvertenze, affrontiamo l’abisso di Semerano – a pag. 323 de Le origini della cultura europea:

A pah, (acque) nei Veda, af-s nell’Avesta, è accadico apsu (oceano, abisso, il principio originario del mondo), sumero abzu (…principio identico a quello designato nell’induismo col nome della grande fiumana Saraswati, la più potente di tutte le “acque matrici delle cose”. Nella cosmogonia dell’induismo, l’universo, simile all’uovo, è distinto in tre parti: la voce bhur, che designa la terra, la parte intima e profonda dell’universo, corrisponde ad accadico buru (profondità), sumero buru (che significa anche “mondo”; cfr. bur3: profondità); l’indiano bhwar, “atmosfera sino alla sfera solare”, corrisponde ad accadico buarum (essere splendente, chiaro), affine a baramu, da cui buruwu (cielo); svar, ”cielo sino alla stella polare”, corrisponde ad accadico saru, st. c. sar, affine a saruru (splendore, luce, …sumero se-ir). Delle tre sfere celesti più sottili, mahar corrisponde ad accadico mahar (avanti); janas corrisponde ad accadico hansu (sottostante, curvo); rapas corrisponde ad accadico rapsu (che comprende le altre). I naraka indiani, gli inferi, corrispondono ad accadico Nergal (gli Inferi), sumerico Neerigal che viene richiamato al sumero Neunugal (“sovrano della grande dimora”: G. Furlani, Religioni della Mesopotamia e dell'Asia Minore, Casini, Roma 1958, p. 60) e corrisponde anche ad accadico Urugal, cioè Nergal (gli Inferi).

Samsara, inteso dalla radice sar col prefisso sam, nel senso di “volgersi, girare attorno”, indica il corso e ricorso dell’esistenza e corrisponde alla base accadica saru (ciclo, cerchio) e alla voce accadica samaru, saru (girare, riddare); ma il prefisso sam corrisponde ad accadico samas, samsu (sole) e richiama anche accadico samu (cielo).

 

Carlo Forin

 

 

1 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 23.

2 Licinio Glori, La pace di Cesare, Dimara, Milano, 1956: 28.


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